"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 8, luglio 2003
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Elogio degli uccelli di Giacomo Leopardi
1. Piacere, Leopardi
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“La nostra privata opinione è che il dilettevole sia più utile dell’utile” (G. LEOPARDI, Preambolo)
Ecco un po’ delle parole che Leopardi usa per dire cosa combina il bravo poeta: “eccita”, “sveglia”, “produce”, “seduce”, “illude”: e, infatti, imitando la natura, si dà da fare per “dilettare” con “diletti inauditi e celesti”.... - Ed è del resto lampante che questo diletto è - direbbe la ragione inderogabile e matematicissima - un inganno: LSD raccattato per lenirci di noi stessi sul bordo della noia nostra incorreggibile. Ora, mentre il fatto indiscutibile della natura da Dulcamara del poeta - un capzioso della cialtroneria verbale, un atleta dal doping estremo - fa ritrarre scandalizzato Platone al di qua del canto di sirene della Poesia, vi ci fa gettare a pesce Leopardi, il quale sente che la vita, più che capìta, va vissuta, e cioè goduta, e cioè sedotta e insomma ingannata. “A differenza che in Platone”, infatti, “l’inganno salva, è l’unica salvezza possibile.” (E. SEVERINO, Il nulla e la poesia). E dunque: su mille cose si potrà tacciare Leopardi di umor nero, ma non sulla girandola di pensieri che coltivava coerentissimo sulla poesia, la quale è sempre piacere “immediatamente” (Zib., 21), goduria servita gratis sul piatto d’argento del nostro incanto, canto d’uccello che, dunque, senza dilettare “non può stare” (Zib. 3)! Grazie allora a un’adeguata tossicodipendenza da poesia, si riuscirà finalmente a “trouver la frénesie journalière” (C. Baudelaire, Joyrnaux intimes)?... - Si leggono infatti nello Zibaldone parole sul poeta che non invidiano niente all’ancora lontanissimo Veggente di Rimbaud! Trattasi infatti di “uomo infiammato dal più pazzo fuoco, l’uomo la cui anima è in totale disordine, l’uomo posto in uno stato di vigor febbrile e straordinario (principalmente, anzi quasi indispensabilmente corporale) e quasi di ubriachezza” (Zib. 1856)...
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