"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 8 luglio 2004
Elogio degli uccelli di Giacomo Leopardi |
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9. Istruzioni per l'abuso
“Ora, a giudizio di molti savi, la vita umana è un giuoco” (Proposta di premi fatta dall’Accademia dei Sillografi)
A. PRETE: “Quanto alle Operette, l’intestazione stessa ha qualcosa di antifrastico. C’è una critica dell’idea di opera come sogno restaurativo, pieno, ottocentesco. Nell’idea di operette c’è un’idea di leggerezza, e la leggerezza è un vento che soffia, lieve, su tutti i dialoghi. Se si pensa poi allo Zibaldone: scrittura aforistica, diario, appunto al margine, esegesi, appunto poetico... Del resto nel 1836 Leopardi rispose a una lettera del giovane Charles Lebreton dicendo che non aveva mai inteso fare una qualche opera (“je n’ai jamais fait d’ouvrage”), aveva inteso soltanto “préluder”, fare dei preludi, e degli “essais”.” (...) S. NATOLI: Nelle Operette morali il suo registro cambia: ironia e parodia smorzano la solennità del domandare irridendo la vanità delle risposte, l’inconsistenza dei ragionamenti, la retorica che veste il nulla. L’operetta morale è, a suo modo, decostruttiva: libera spazio al pensiero dell’inascoltato, dell’inaudito, irridendo, divertendo. Leopardi - non bisogna dimenticarlo - è scrittore che diverte. E corrode. Quest’aspetto di Leopardi è troppo poco considerato: le letture di scuola lo trasformano in poeta aulico e luttuoso. Al contrario egli combina sapientemente prosaico e sublime.” (Da: S. NATOLI, A. PRETE, Dialogo su Leopardi)
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