"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 8 luglio 2004

 

Elogio degli uccelli di Giacomo Leopardi


 

 

 


3.  Uomini no 

 

 

Che bella la Terra 

Senza l'uomo 

(G. Caproni)

 

Ciò che la presenza di Amelio, filosofo solitario, aggiunge al va e vieni strepitoso degli uccelli è l’incanto, meraviglia intelligente di cui gli uccelli sono del tutto ignari e dunque liberi. 

Quest’uomo contemplante dunque è perfetto proprio per il suo civilissimo - rispetto agli uccelli che ama - non essere nulla.

Amelio in fondo è quello che all’Islandese verrà negato: un uomo innocuo alla Terra, a cui è concesso il suo minimo cantuccio di pace. Tutt’intorno, il mondo è lasciato essere nella sua bellezza immisurabile, come se lui non fosse.

Sul mondo senza l’uomo, nelle Operette, trovi varianti tra lirica e sarcasmo. Un secolo e mezzo prima della fantascienza catastrofica, Leopardi contempla infatti volentieri il mondo liberato dalla specie più infestante: “non si trova più regni né imperi che vadano gonfiando e scoppiando come le bolle, perché sono tutti sfumati; non si fanno guerre, e tutti gli anni si assomigliano l’uno all’altro come uovo a uovo” (Dialogo di un folletto e di uno gnomo).

Sfatto l’uomo, come dice il verso famoso, “Torna il sereno...”

Anche di queste cose, anticipazioni divertentissime negli anni precedenti, per esempio nel pre-darwiniano Dialogo di un cavallo e un bue (1820):

Bue: Che sorta di animale era? 

Cavallo: Mia nonna mi disse ch’era una scimia. Per me aveva creduto che fosse un uomo e questo m’avea messo una gran paura. 

Bue: Un uomo? che vale a dire un uomo? 

Cavallo: Una razza d’animali...

 


 

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