"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 8 luglio 2004

 

Elogio degli uccelli di Giacomo Leopardi


 

 

 


13.  Seconda edizione 

 

“...sapendo che la chiarezza è il primo debito dello

scrittore, non ho mai lodata l'avarizia de' segni, e

vedo che spesse volte una sola virgola ben messa,

dà luce e tutto un periodo.”

(Lett. a P. Giordani, 12 Maggio 1820)

 

Una seconda edizione fu possibile appena a Napoli nel 1836, come secondo volume delle sue opere, volume però abolito “non avendo ottenuto il publicetur. Tutto perché “la mia filosofia è dispiaciuta ai preti” (Lett. a De Sinner, 22 12 1836).

Né basta: anche i Canti, usciti presso Sarita nel ’35, furono sequestrati dalla censura borbonica.

Per le Operette, Leopardi provò a recuperare il danno cambiando il frontespizio del libro in Prose di Giacomo Leopardi / Edizione corretta, accresciuta / e sola approvata dall’autore / Italia / 1835. Risultato scarso: nel primo tomo, il solo pubblicato, trovi tredici delle operette del 1824.

Tra un’edizione e l’altra, un costante work in progress di riscrittura perenne: “nessuna meraviglia, dunque, nel rivelare l’incontentabilità dello scrittore, che torniva la sua opera con le varianti, sia sul manoscritto, sia nelle stampe successive. Attento com’era al ritmo del verso e della prosa, Leopardi continuava a raccomandarsi agli «stampatori», affinché rispettassero la punteggiatura nei minimi particolari e seguitò a migliorare i suoi scritti fino alle soglie della morte, postillando e correggendo di suo pugno la stampa napoletana.” (S. ORLANDO, Introduzione alle Operette morali, Rizzoli).

Dopo la morte, nel 1845, l’amico Antonio Ranieri curò per Le Monnier l’edizione delle opere: qui, per la prima volta si potevano leggere il Frammento apocrifo, il Plotino e il Copernico.

L’edizione è piena di “moltissimi errori”, non potendo “attenersi a indicazioni molto precise di Leopardi, che prima di morire preparò l’edizione Starita a Napoli, interrotta dalla censura, e soprattutto una stampa parigina, che Luigi de Sinner era riuscito nel ’36 a concordare con l’editore Baudry”, tutti materiali che Ranieri poté utilizzre solo più tardi” (L. CELLERINO, Op. cit.).

 


 

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