"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 8, luglio 2004                                          


Ogni scrittore, come ogni persona, ha le sue stelle d’orientamento, e a sua volta è stella (danzante?) per altri. 

Proviamo a segnalarne qualcuna

                L'Elogio degli uccelli di Giacomo Leopardi 

 


 

4. Collodi & Artusi

 

                       

 


 

“Gli uccelli devono essere freschi e grassi” 

(P. ARTUSI, La scienza in cucina)

 

Anche in Pinocchio, al rango più basso di un’uccellesca gerarchia tutt’altro che scontata, c’è l’onnipresente schitterosa genìa dei pollastri, certo “nati a soffrir” ben più dei contini di Recanati. Se poi perfino uno pronto a tutti i fantasmi come Pascoli, con le pollastre non trova null’altro da regalare che un impietosissimo “le utili galline”, vuol dire davvero che tutto è perduto. 

 

E  non è finita, perché galli e galline non trovano riconoscenza postuma almeno nella culinaria sapienza, dove l’occhio egemone resta sempre quello spietato e mangiafuochesco dell’Artusi (del Pollo in porchetta: “Riempite un pollo qualunque con fettine di prosciutto...”; e del Pollo vestito: “Non è piatto da farne gran caso, ma...”)!

Eppure il buon Dio in persona facilmente si sentiva come una gallina che raccoglie i suoi pulcini sotto l'ala(Luca, 13, 24).

 

Ahimé!

Per il riscatto d’un volgo uccellesco che voce usignola non ha, occorrerà correre su per il Tempo fino alla moglie gallina di Saba, e soprattutto all’epopea squacquerosa della gallina gaddiana nel Pasticciaccio! - Tutt’ora però eccezioni, mentre s’ostina in crescendo la strage imperterrita che i poveri polli perseguita e perseguiterà sempre (e vengono in mente certe pagine di Canetti, che si figura un Giudizio Universale in cui tribunale e giuria sono proprio gli animali a cui abbiamo riservato il macello e lo spiedo; il che potrebbe farci leggere il leopardiano Gallo Silvestre anche terra-terra, e cioè come l’anti-Gatto Silvestro persecutore di Titti: come la cosmica vendetta di tutti i galletti, “amburghesi” e non, finiti nel nostro ventre biecamente onnivoro...).

 

Tornado a Collodi: se già Leopardi lascia la gallina a razzolare in pace nella quiete che segue la tempesta, Collodi concede – giusto all’inizio del libro – almeno un’eccezione allegra alla prossima strage di pollastre e galletti del “Gambero Rosso”: è il “complimentoso” pulcino che, benché cucciolo di pollo, e dunque di specie di volatili non volanti, “se ne volò via a perdita d’occhio” non appena Pinocchio ruppe l’uovo che avrebbe dovuto consolare il suo primo digiuno.

Come si sa, infatti, il pulcino volante avrebbe dovuto essere il primo cocco fresco bevuto dal burattino ipercinetico e dunque affamatissimo: ma sappiamo anche come la sua storia inizi con una serie di beffe vanamente pedagogiche.


 

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