La
divina sedizione delle mie carte...
(Marina
Cvetaeva)
"Come
diceva Auden, la cosa che mi spaventa di più è tirare le cuoia in un
grande albergo, alla presenza del personale costernato. E' così,
suppongo, che andrà a finire comunque, con le carte lasciate in un
disordine spaventoso; solo che non ci si pensa, anche se si dovrebbe. E
non ci si pensa non perché non se ne abbia voglia, ma perché quella
cosa - chiamiamola non-esistenza, anche se si potrebbe trovare
facilmente un nome più corto - non vuole che si divulghino i suoi
segreti, e con la sua vicinanza spaventa, scoraggiando qualsiasi
riflessione al riguardo. Per cui anche dopo, quando, una volta provata e
poi superata la paura, ci pensi, non scrivi nulla in ogni caso. In
generale è strano che la mente, da alleata, come dovrebbe essere nel
momento estremo della bancarotta, si trasformi in una quinta colonna
riducendo la nostra capacità di resistenza, di per sé già non molto
alta. E allora non si riflette su come uscire da questa trappola, ma si
contemplano, piuttosto, scene del macabro finale dipinte dalla nostra
stessa mente."
(Profilo
di Clio)
(Brodskij,
raccontò dopo la morte il suo cardiologo, era diventato un paziente
impossibile; incurante di ogni prescrizione e raccomandazione).