NB:
Per chi vuole subito sullo schermo la poesia di John Donne, basta
cliccare qui:
http://stellar-one.com/poems/donne_john_-_the_good_morrow.html
Campo
e Valduga traducono The Good-morrow
Si
sa: ancora più che in altre lingue, traducendo versi
dall’inglese all’italiano
il primo problema è la
lunghezza. – Le dieci sillabe (dunque un
blank verse: un pentametro giambico, e cioè con accenti forti
su tutte le sillabe pari) del
secondo verso di “Buongiorno” quanto diventerebbero in una
traduzione “letterale”?
Did,
till we lov'd? were we not wean'd till them?
Scegliamo
quel verso perché è un caso, non
infrequente, in cui a dieci sillabe corrispondono dieci
parole… In italiano, lingua
di bisillabi e trisillabi per lo più piani o sdruccioli, una
traduzione da vocabolario ci offre il mostro di una riga – come
chiamarla ancora “verso”? –
di almeno venti sillabe. Ma, se muore il verso, muore il senso: muore
tutto.
Salvare
il verso, dunque, è tutto. Tanto più che il blank verse di Marlowe,
Shakespeare, Donne, ecc. nasce per geminazione dall’endecasillabo di
Dante e Petrarca,
e dunque, se la scommessa della traduzione è poetica, non si può che
giocarla tra queste due forme: dieci sillabe inglesi per undici
nostre (undici sillabe è
traduzione inesatta di endecasillabo, che in realtà, come il blank
verse, ha l’ultimo accento forte sulla decima sillaba: dopo
di che può anche non
avere nulla, e sarà un endecasillabo tronco, come una o più sillabe
purché atone, e sarà allora piano, sdrucciolo, ecc.).
E
dunque la lotta, per costipare in undici le sincopate dieci sillabe
inglesi, con la cantabilissima lingua della “donzelletta che vien dalla
campagna” è inevitabile, acerrima, durissima: eroicamente disperata. –
Nel caso di quel verso,
la Campo traduce il pentametro di Donne con 16 sillabe spartite su due versi: un endecasillabo e un emistichio di cinque,
che va a iniziare
un secondo endecasillabo... Valduga sta in 13, con cesura alla
quinta: quindi un pentasillabo seguito da un ottonario:
CAMPO:
prima di amare? Divezzati ancora
non eravamo...
VALDUGA:
prima di amarci. Svezzati non eravamo?
Si
nota subito una differenza strategica tra le due:Valduga traduce verso
per verso e dunque
rispetta la lunghezza delle stanze. Campo allunga le stanze, nel caso
del “Buongiorno”,
di un paio di versi l’una, e quindi ridistribuisce le
parole in uno spazio del tutto nuovo, che non è quello
originario di Donne.
Dai
tamburi al canto?
Salvato il tempo
del verso, tutto da
inventare è il gioco dei suoni. Il verso
di Donne batte, un festoso tamburo rinascimentale, sul ritorno
di D/T e di W:
DiD,
Till We lov'D? Were We noT Wean'D Till then?
Sia in Valduga che
in Campo, il battito inesorabile del pentametro fa spazio
essenzialmente al ritorno dei suoni della parola “AMARE/AMORE”.
CAMPO:
chE
fAcEMMO nOi / pRiMA di AMARE? DivezzAti AncORA / nOn
ERAvAMO...?
VALDUGA:
...stAvAMO
a fARE / pRiMA di AMARci. SvEzzAti nOn ERAvAMO?
Petrarcheschi,
come si vede, fin nel DNA...
Come
tradurre "And"?
L'attacco teatrale
della seconda strofa (“And now good-morrow
to our waking soules”)
lo sai ritrova nella Campo, che
dunque conserva la congiunzione che fa da
“appoggiatura”, e traduce il verso con un endecasillabo
sdrucciolo che però spacca il
sintagma “waking soules”
lasciando il sostantivo sul bordo finale del
verso e traducendo “waking” all'inizio del seguente: (E
ora buongiorno alle nostre due anime / che si destano...).
Valduga
sacrifica – scelta, come tutte, sanguinante - tutto l'attacco trionfante garantito dall' “And
now...”, e in
cambio si guadagna il premio di quattro endecasillabi di fila, per di
più con le stesse rime
alterne dell'originale. Chiuderà la strofa con due alessandrini
(settenari doppi) perfetti, che tengono al centro un endecasillabo: il
tutto tenuto saldamente
unito – ancor più che nell'originale – dalla ripetizione
della stessa parola rima, anche se una volta al singolare e due
al plurale MONDI/MONDO.
Rime
O Ritmi
La traduzione può
essere un ottimo esempio della solita tragedia: nella vita si deve
scegliere. Scegliere tra due necessità, sacrificandone sempre
una, e non potendo mai sapere fino in fondo cosa sia davvero
giusto e buono. Nel caso
nostro: meglio salvare il ritmo dell'endecasillabo costante, o il
melos delle rime che tornano?
Quasi tutta la
traduzione della Campo (un
settenario nel penultimo verso della I strofa, di 13
il sesto verso della terza strofa, e alessandrino l'ultimo) è
in endecasillabi, ma le rime sono scarse: una sola,
in realtà, alla fine, tra “muore” e “amore”, mentre
nelle due strofe precedenti – una per strofa – c'è una parola
rima: nella prima “bellezza”, nella seconda “nuove”.
Valduga
usa misure diverse, con predominanza di endecasillabi e alessandrini,
ma salva tutte le rime di Donne: una strofa fatta da una prima
quartina (...) in rima
alterna e da una “coda” di tre versi legati dalla stessa rima.