"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 6, dicembre 2003


Ogni scrittore, come ogni persona, ha le sue stelle d’orientamento, e a sua volta è stella (danzante?) per altri. 

Proviamo a segnalarne qualcuna

 

Otto poesie di John Donne tradotte da Cristina Campo e  Patrizia Valduga

 


 

7. Addison e Steele

 


What’s Wit on a Wet Witol?

"Il Buon Senso gli fu padre; poi sposò una Lady del ramo suo, una collaterale, certa Mirth, che da noi si conosce col nome di Humour, allegria..." - Ecco la genealogia, un po' mitica un po' scherzosa, di Wit, idea concettosa che tanto infervorava i pomeriggi del tè. 

The Spectator, 11 maggio 1711, ma già prima The Tatler: Illuminismus, redde rationem. 

Addison e Steele e la fuga dai fronzoli: via tutti gli ammennicoli e le meringhe à garniture! La poesia arguta può essere soltanto severa e austera! Lungi da lei il False Wit che abbonda in "anagrams, chronograms, lipograms, and acrostics", e solo può produrre "puns, quibbles, poems, or sometimes whole sentences".  E poi così fuorviante, così poderosamente macilenta, troppo spesso tendente all'accozzaglia mal assortita di parole, con quel tipico effetto di fuoco d'artificio esangue.  

Tutt'altra faccenda il True Wit: argutezza sincera, fidecomesso esatto di idee polite come alabastrine schegge di Palmira, ottimo per un ritorno alle sentenze e agli epigrammi, cari i miei Catulli, Persii e Giovenali... Insomma, Addison e Steele già a braccetto con Kraus e Karr, Lec e Lem.

Ma del resto l’”Uomo gazza” John Aubrey, nelle sue biografie spicciole, non aveva già manifestato la propria ammirata devozione a Marziale, sommo maestro del sarcastico tratto? 

 


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