"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 5 ottobre 2003

 

 


Interviste impossibili  di Giorgio Manganelli

 

 

5.  Diserzioni anarchiche


“Non v’è letteratura senza diserzione, disubbidienza, indifferenza, rifiuto dell’anima. Diserzione da che? Da ogni ubbidienza solidale, ogni assenso alla propria buona coscienza, ogni socievole comandamento. Lo scrittore sceglie in primo luogo di essere inutile; quante volte gli si è gettata in faccia l’antica insolenza degli uomini utili: “buffone”. Sia: lo scrittore è anche buffone. E’ il fool: l’essere approssimativamente umano che porta l’empietà, la beffa, l’indifferenza fin nei pressi del potere omicida. Il buffone non ha collocazione storica, è un lusus, un errore.

“Anarchica, la letteratura è dunque un’utopia; e, come tale ininterrottamente si dissolve e si coagula. Come è proprio delle utopie, essa è infantile, irritante, sgomentevole.

Scrivere letteratura non è un gesto sociale. (…) Non di rado, come il discorso dei dementi, presuppone l’assenza dei lettori.”

(G. MANGANELLI, La letteratura come menzogna).


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