"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 5, ottobre 2003

 


Interviste impossibili  di Giorgio Manganelli

 

 

 

 

12. Fruscii intimidatori

 


"Il denaro ha una qualità ironica a cui sappiamo resistere  male, all'ironia del denaro... il denaro è fortemente ironico. perché ti dice che tu puoi comprare tutto meno ciò che è essenziale, e questa è la sua terribile ironia. Quindi il denaro è molto intelligente, non è borghese, malgrado la sua appartenenza, di gran classe, è , ed è veramente ateo, ma sa che tu non lo sai. [...] e quindi ti sfida continuamente: prendi, prendi, mettine dell'altro, su, dài, vediamo un po' che ci fai. Cosa vuoi? un'aranciata o un po' di Dio? Uah, la risata del denaro"  (La penombra mentale).

Festeggiati gli ottant’anni, Giorgio de Chirico fu catturato da un timore marrano: paventava di poter esser derubato in quel tratto di strada -in tutto dieci passi- che a via dei Condotti, Roma, separa i forzieri della Banca dalle paste alla crema del Caffè Greco, antro di Trofonio di questa stravagantissima variante greca del nostro Tapiro. 

Necessari, dunque, provvedimenti d'urgenza: fu arruolata una falange oplita di barman e sciacquapiatti che avrebbe protetto il Maestro nel trasbordo settimanale di frusciante: un corteo di vassoi argentati, disposto ora a piramide ora a romboide, si sarebbe issato a cordone sanitario onde anneghittire nel lucore qualunque sordido tagliaborse di passaggio. Si trattava di  “dané artistico”, che senz'altro legittima qualsivoglia precauzione: "Denaro, monete, svanziche, dobloni, talleri, centoni, testoni, scudi, fiorini, zecchini: tutte le buone cose di sonoro metallo con cui si comprano la felicità, l'amore, il mondo, la morte dei propri nemici e la vita eterna."  (Improvvisi per macchina da scrivere).    

Le tasche mai foderate di verde, per naturale propensione agli studi archetipici forse più incline alla cerimonia del baratto, epperò in tutto rapito dallo scricchiolio sardonico delle centomila lire, un "illegibile papiro s'accartoccia e muore" (Agli dei ulteriori), Manganelli - ricorda Citati - a tavola architettava golosamente strategie patrimonial-dissipatorie, e disquisiva con retorica prelatizia "di anticipi da estorcere agli editori, o di compensi mai uditi chiedere ai giornali presso i quali collaboravamo. Come un bambino, amava il denaro; e credo che come Goethe, avrebbe voluto ricevere sonanti e splendenti monete d'oro, invece che insipidi assegni." (Ritratti di donne).


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