"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 5, ottobre 2003

 


Interviste impossibili  di Giorgio Manganelli

 

 

 

 

8. Perverso polimorfo

 


Bambini? Preferisco cominciarne cento, che finirne uno

 (Paolina Borghese)

 

Partire? Sì, partire, anche per everywhere but non here, ma se con l’incomodo dei bambini al seguito, soltanto a condizione si sia provveduto ad aggiornare il Carnet d’Addresses degli strangolatori ancora attivi nella contea… Scriveva Byron a sua  sorella, Aurora Leigh: “Non so cosa ha voluto dire Scrope Davies raccontandovi che mi piacciono i bambini. Ne detesto la presenza al punto d’aver sempre tributato la più grande deferenza al personaggio di Erode.” 

Anche Manganelli, encomiabile tiranno, vestì l’immacolata stola d’Erode in una  pseudolettera deliziosa, scherzosamente indirizzata a un fantomatico giornale nell’occasione d’una paventata, esiziale, Giornata del Bambino. Vi si squadernavano i principi dell'erodismo, o dell'ideologia della Strage degli Innocenti: “basterà dire che esso si propone di scoraggiare i bambini ad esser tali in modo smodato, o troppo a lungo” (Improvvisi per macchina da scrivere).  

E ancora: “Dei bambini tutto si può dire, meno che siano innocenti. Non ho che da citare  il caro professor Freud, e la sua immortale definizione del bambino come "perverso polimorfo"”. Cinico e sanguinolento, come ci si attende da un Manguro che si rispetti. Del resto già Altemberg raccontava di una cerulea bambina di quattro anni, dalla grazia serafica quasi oltraggiosa: assisteva coi genitori a una recita di Biancaneve, le dissero che un capriolo sarebbe stato abbattuto nel bosco in vece della sua eroina, e lei: “oh se proprio non posso vedere quando ammazzano Biancaneve, il capriolo almeno lo ammazzeranno davvero davanti a noi?” Fragorosa delicatezza.  


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