"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 3 marzo  2003


 

 

Racconti di Kafka:

 

 

4. Lettere contro telefoni

Fantascienza di Kafka, pornomane della scrittura di lettere a donne da affascinare spietatamente: avrebbe voluto che esistesse una macchina capace di incrociare il sussurro intimo della lettera con l’istantaneità grammofonica del telefono: un tele-epistolo che, spacciando lettere veloci come il pensiero, avrebbe evitato la violenza apocalittica dell’incontro con la voce dell’altro, l’obbligo all’improvvisazione del dialogo, la verità gelida dei tempi morti, delle frasi a caso e incespicate. 

Grazie a quella macchinetta, nella sua stanza di Praga, schiacciando un solo bottone avrebbe visto sbucare da un tubo una lettera appena scritta a Berlino: una specie di telegrafo domestico ma capace di restituire un manoscritto che gli si sarebbe scritto tal quale sotto gli occhi: insomma, un fax telepatico.

Così si legge nel racconto di un sogno del dicembre del 1912, primo euforico anno del fidanzamento di Franz con l’innocente Felice:

“L’apparecchio era costruito in modo che bastava premere un bottone e l’immediata risposta da Berlino compariva su un nastro di carta. Ricordo  che, immobile per l’attesa, guardavo il nastro che si svolgeva senza alcun segno, nonostante che non potesse essere diverso, perché prima che a Berlino ti avessero chiamata all’apparecchio non poteva naturalmente arrivare alcuna risposta. Ma quale fu la mia gioia quando sul nastro comparvero i primi caratteri; avrei dovuto cadere dal letto, tanta ricordo che fu la gioia. Seguì una vera e propria lettera che potei leggere esattamente, e potrei forse ricordarne persino la maggior parte, se ne avessi voglia.”

 


 

 

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