Fantascienza
di Kafka, pornomane della scrittura di lettere a donne da affascinare
spietatamente: avrebbe voluto che esistesse una macchina capace di
incrociare il sussurro intimo della lettera con l’istantaneità
grammofonica del telefono: un tele-epistolo che, spacciando lettere
veloci come il pensiero, avrebbe evitato la violenza apocalittica
dell’incontro con la voce dell’altro, l’obbligo
all’improvvisazione del dialogo, la verità gelida dei tempi morti,
delle frasi a caso e incespicate.
Grazie
a quella macchinetta, nella sua stanza di Praga, schiacciando un solo
bottone avrebbe visto sbucare da un tubo una lettera appena scritta a
Berlino: una specie di telegrafo domestico ma capace di restituire un
manoscritto che gli si sarebbe scritto tal quale sotto gli occhi:
insomma, un fax telepatico.