Avere
silenzio almeno di notte era per Kafka una condizione elementare per poter
scrivere.
Estate
del 1916: con la sorella Ottla trova, vicino al castello, nella
Alchimistengasse (Zlatà ulickà) 22, una casetta medievale, libera da
novembre. Nella foto, è la prima da sinistra: “Certo
che oggi risponde in tutto alle mie esigenze. In sostanza: la bella
strada per arrivarvi, il silenzio là in alto, dal vicino mi separa soltanto
una parete molto sottile, ma il vicino è piuttosto tranquillo; mi porto là
la cena e ci resto per lo più fino a mezzanotte; c’è poi il vantaggio di
aver da fare la strada fino a casa: devo risolvermi a smettere e poi ho il
tragitto che mi rinfresca la testa. E la vita lassù: è bello avere una
casa propria e chiudere sul mondo la porta, non della camera, non
dell’appartamento, ma addirittura della casa; uscire direttamente sulla
neve della via silenziosa. Il tutto per 20 corone al mese, provvisto da mia
sorella di tutt o quanto occorre, servito per quel poco che ci vuole dalla
piccola fioraia (allieva di Ottla), tutto bello e in ordine”.