"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 3, marzo 2003

Racconti di Franz Kafka - Figure


Una centrale telefonica

 

Milena scrive

 

Le lettere di Franz Kafka a Milena Jashenskà (il suo nome va pronunciato sdrucciolo: "Mìlena") sono un libro per sempre. Ma anche le lettere in cui Milena parla di "Frank"...

“Per rispondere alla sua lettera dovrei scrivere per giorni e notti. Lei chiede come mai Frank abbia paura dell’amore e non abbia paura della vita. Io penso invece che non sia così. La vita è per lui qualcosa di totalmente diverso che per tutti gli altri uomini. Soprattutto il denaro, la Borsa, l’ufficio di Cambi, una macchina per scrivere sono per lui cose mistiche (e lo sono realmente, tranne che per noialtri), insomma sono enigmi stranissimi di fronte ai quali lui non ha assolutamente l’atteggiamento che abbiamo noi. Il suo lavoro di impiegato è forse il comune assolvimento di un dovere? Per lui l’ufficio – anche il suo ufficio – è una cosa enigmatica e ammirevole come la locomotiva per un bambino piccolo. Non riesce a capire le cose più semplici di questo mondo. E’ stato qualche volta con lui in un ufficio postale? Quando stende un telegramma e scotendo il capo cerca uno sportello che gli piaccia più degli altri, e poi, senza capire assolutamente perché e a che scopo lo fa, passa da uno sportello all’altro finché arriva a quello giusto, e quando paga riceve il resto in spiccioli, conta ciò che ha ricevuto, vede che gli hanno dato una corona di troppo e allora la rende alla signorina dello sportello. Poi s’allontana lentamente, conta ancora una volta e, giunto all’ultimo gradino, s’accorge che la corona restituita spettava a lui. Ebbene, lei rimane perplesso accanto a lui che s’appoggia ora su una gamba ora sull’altra e pensa al da farsi. Tornare indietro è difficile, lassù c’è un mucchio di gente. “Allora lascia correre” dico io. Lui mi guarda atterrito. Come si fa a lasciar correre? Non che gli dispiaccia per la corona. Ma non sta bene. Qui manca una corona. Come si può far finta di niente? E di questo ha continuato a parlare a lungo. Ed è rimasto assai scontento di me. E la stessa cosa si ripete continuamente, in ogni negozio, in ogni ristorante, con ogni mendicante, in diverse varianti. Una volta diede due corone a una mendicante e ne voleva una di resto...”

(Lettera di Milena a Max Brod).

 

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