Il
“Co” è Franz Kafka.
Karl
Hermann, marito di Elli e quindi cognato di Kafka, era l’industriale
di famiglia. Nel 1911 aveva fondato la prima fabbrica d’amianto della
città, la “Amianti Praghesi & Co.”.
La
partecipazione di Franz all’impresa fu uno dei capolavori del padre:
visto che non sarebbe mai stato capace di seguire le sue orme nel
commercio, che almeno diventasse un industriale! La fabbrica avrebbe
occupato fruttuosamente il tempo libero che a franz lasciava
l’ufficio: le resistenze del figlio furono disperate e vane. Pensò
anche al suicidio, questo nell’ottobre del 1912.
Le
cose precipitarono, ma poi anche si risolsero, con la guerra: Hermann, a
differenza di Kafka, partì soldato e il “Co.” della fabbrica
avrebbe dovuto sobbarcarsi molti più compiti per la gestione della
fabbrica. Kafka va a vivere in casa della sorella, che si è trasferita
coi figli dai genitori. Di nuovo pensieri di suicidio, per la
“fabbrica che va in rovina”, per “quella catapecchia”…
Ma
stava scrivendo “Il processo”, e alla fine dovette
arrendersi: “Finché dovrò andare in fabbrica non potrò scrivere
niente”.
“La
fabbrica occupava 25 operai che lavoravano a 14 macchine azionate da un
motore a gas mediante cinghie di trasmissione” (K. Wagenbach, due
passi per Praga insieme a Kafka).
Nei
sette mesi in cui Franz abitò in casa di Elli, malgrado la fabbrica,
scrisse due terzi del Processo, il capitolo Oklahoma del Disperso,
il racconto Nella colonia penale.
La
fabbrica fu liquidata nel 1917.