"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 2, gennaio 2003

"L'Amore" di Stendhal - Figure "Le Donne"

Alberthe


Alberthe de Rubempré

L'Amore prova ad andare oltre la morte

 

Inizio del 1829: il pittore Delacroix gli presenta una sua cugina: Alberthe de Rubempré. Ha 25 anni. Graziosa, ma soprattutto originale, spiritosa, diversa. Forse è una specie di Circe: si dedica all’occultismo, veste abiti bizzarri. Delacroix ricorderà anni dopo un suo vestito di velluto nero e uno scialle rosso avvolto sulla testa. 

Nel 1853 – Stendhal è morto da 10 anni – fece sedute spiritiche per evocarlo e parlò con lui grazie ai salti del tavolino.

Ci riuscisse o meno, per Stendhal rimase quella che batteva tutte le altre in “puttaneria”. Per lei fu geloso, all’inizio, di Delacroix e poi del solito compagno di libertinismi, spirituali e non, Mérimée. 

Poiché abitava in Rue Bleue, Stendhal la chiamò “Madame Azur”: spasimò mesi prima di averla. Fu lei che ebbe il coraggio, o l’indiscrezione, di liberare una volta per tutte Stendhal della fama di "babilan” (impotente) che lo accompagnò dopo un “fiasco” con una prostituta giovane e bella: cura che avrebbe dovuto aiutarlo a guarire dal doloroso amore per Matilde.

Come in altri casi, Stendhal fu prima il sedotto e poi l’abbandonato e il tradito; e ancora una volta ne soffrì molto.

 

 

 

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