"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 2, gennaio 2003

"L'Amore" di Stendhal - Figure "Le Donne"

Métilde!


 

Era bella?  

 

 

Il volto di Métilde è stato riconosciuto in due miniature che, come si vede, sono intollerabilmente diverse l’una dall’altra. Poco in comune: le palpebre pesanti, lo sguardo un po' miope, non particolarmente vispo, le labbra sottili, il naso forte... Nella prima, in un disegno per di più mediocre, Métilde ha addirittura un'aria volpina, nella seconda le orecchie a sventola e l'espressione rassegnata.  

“Bella, graziosa”, la giudicò Foscolo, smentito però dal salottiero barone Sigismondo Trechi: “la Dembowski è gentile, ragiona bene ma ha troppi angoli nelle sue forme per essere graziosa”.   

L’estasiato Stendhal - come Prevost della sua Manon Lescaut - non tentò mai di descriverla. In "Roma, Napoli, Firenze" scrive solo: “Qualcosa di puro, di religioso, di antivolgare, respira in questi lineamenti”. La riconosceva però in una figura che non assomiglia ai due presunti ritratti: l’Erodiade di Bernardino Luini agli Uffizi, che si credeva opera di Leonardo.  

Le due miniature non sono ritratti di Métilde? Stendhal allucinava – “cristallizzava”! - un Leonardo in una donna che non le assomigliava affatto?

 

 

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