"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 2, gennaio 2003

"L'Amore" di Stendhal Da Henri Beyle a "Stendhal"

Il sesso: istruzioni (a Dio) per l'uso


Da un manoscritto di Stendhal: le iniziali delle donne amate

 

In un giorno, nel 1840 – e dunque a cinquantasette anni – Stendhal scrive a “Ramo” (anagramma di Roma) il suo elenco di richieste a ”God”. Che sono divertenti e geniali per ironico senso della misura ed esattezza.

In quest'elenco di "Privilegi", si noti l’articolo 3, sulla funzionalità del suo organo genitale:

 

“La mentula come l’indice, per la durezza e il movimento; questo a volontà. La forma due pollici più dell’alluce, stessa grossezza. Ma piacere con la mentula solo due volte la settimana, 20 volte l’anno il privilegio potrà mutarsi nell’essere che vorrà, purché quest’essere esista. Cento volte l’anno saprà per 24 ore la lingua che vorrà.”

 

Piacere e felicità però non coincidono – se non forse quando non si è innamorati. Se il “piacere” è più vitale della “verità”, la rischiosa “felicità” batte di gran lunga il “piacere”.

Dalla “Vita di Henry Brulard”:

 

“…per me l’amore è stato sempre la cosa più importante, o meglio l’unica. Non ho mai avuto paura di nulla tranne che di vedere la donna amata guardare un rivale con intimità. Non provo collera contro il rivale: “fa gli affari suoi”, penso; ma il mio dolore è sconfinato e lancinante; tanto che devo buttami su una panchina di pietra alla porta di casa. Nel rivale preferito ammiro tutto quanto (…). Ogni altra afflizione non mi colpisce in confronto neanche la millesima parte.”

 

Aggiungiamo un corollario (im)politico:

 

“La mia felicità sta nel non avere nulla da amministrare, sarei desolato se possedessi 100.000 franchi di rendita in terre e case. Venderei tutto alla svelta in perdita o per lo meno i tre quarti per comperare della rendita. Per me la felicità è non comandare ad alcuno e non essere comandato…” 

 

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