Tra
tutte le lettere di Remarque in Dimmi che mi ami (E. M.
Remarque - M. Dietrich, ed. Archinto, 2002), scegliamo questa:
Porto
Ronco, circa 20 12 1938
“Singolare momento: prendi un abito
dall’armadio e ci trovi un fazzoletto con tracce di rossetto –
dimenticato e lasciato lì dopo Parigi, e, tesoro, non posso farci
niente, la stanza prende d’improvviso a oscillare e il tuo profumo è
qui, e qui sono i tuoi capelli e le tue labbra morbide, e sento questo
vorticoso, disperato tremito del sangue, e mi stupisco d’essere ancora
in piedi, eppure credo che un fulmine m’abbia colpito alle ginocchia
scaraventandomi a terra.
Queste sere d’inquietudine – quando
si legge e poi si scopre che non si legge – il libro è messo da parte
e si va in giro, per la casa, attraverso il giardino – si parla con la
gente e si scopre che non la si sta ad ascoltare affatto, ci si mette
in un angolo e si sobbalza perché qualcuno ti rivolge la parola – si
vedono le proprie mani e si crede di sognare perché on contengono
nulla eppure si sente in esse il tuo petto. E non parliamo delle scene
che ti combina il maledetto pene.
Ti accorgi a un tratto di quanto
fragile sia quel poco di calma artificiale che ci si è costruiti
intorno. Quanto rapida si propaghi la nera fiamma, e tutto non è che
tremore e voler avere. Si è miserabili e felici a un tempo.
E poi penso sempre a quanto poco
ancora tu sai di me.”