"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 11, settembre 2005

 


              Marlene Dietrich: parole per la Musa

 

 

 

 

    14.  Leggere

 

 

 


 

“In letteratura non voleva lasciare la presa: aveva più conoscenze, in questo campo, di qualunque altra attrice. I fantasmi di Erich-Maria Remarque e di Hemingway non le lasciavano tregua: finiva col confessarsi vinta, ma non senza soprassalti disperati. Ll’aiutai a dimenticare Françoise Sagan, a rispettare Gottfried Benn e a leggere, per frammenti, Günther Grass. Non riuscii a parlarle in termini convincenti di Tennessee Williams o di Saint-John Perse. Contemporanea dell’espressionismo, aveva aderito troppo presto ai valori cartesiani. Niente nel suo essere accettava il mistero, l’ambiguità, il malinteso. Quando le parlavo della magia della sua recitazione o della sua bellezza, non rispondeva: riconosceva il proprio potere ma non prese mai in considerazione la sua vera essenza. Si analizzava almeno? Non potevo certo forzarla a definire ciò che in lei resta indefinibile. Evitava gli argomenti scabrosi e le allusioni erotiche. In occasione di un compleanno, le scrissi che lei era “la nobiltà del desiderio”. Mi rispose al telefono: “Avrebbe dovuto dirmi questo al tempo di Erich-Maria Remarque: o le avrebbe rotto la faccia, o sareste diventati intimi amici”.

(A. Bosquet, Marlene Dietrich. Un amore per telefono, il poligrafo 1992)


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