“Non
sarà prodotto alcun film che abbassi gli standard morali di chi lo
vedrà. Quindi la simpatia del pubblico non dovrà mai essere
indirizzata verso il crimine, la disonestà, il male o il peccato.”
(Principio Generale numero 1 del
“Codice
Hays”,
di W. H. Hays, 7 febbraio 1930)
In Paura
in palcoscenico (Stage fright,
A. Hitchcock, 1949), la sera stessa del funerale del marito,
la cinica Dietrich canta una canzone assolutamente ammiccante
(I’m the laziest Girl in Town):
Hitchcock aveva già chiesto a Cole Porter
di edulcorare il testo, ma non bastò. Il responsabile della
censura, Joseph Breen, che aveva già
bloccato una scena in cui la Wyman appariva in “mutande molto ridotte”
(B. Krohn, Hitchcock, Rizzoli 2000),
scrisse una lettera personale a Joseph Warner
perché il numero di Marlene venisse ridotto al minimo indispensabile!
Il censore, esaudito del tutto, potè
ammirare “l’ottimo lavoro del montatore” che aveva eliminato “lo sfondo
sconvolgente della canzone” (cit. in B. Krohn,
op. cit.).
Venne così frustrata la voglia di
Hitchcock di girare un film sexy.