Sul seno e la fine del
mondo
“Quindi
[Josef von Sternberg] prese a parlarmi del
suo progetto con la UFA. Il film si sarebbe intitolato
L’angelo azzurro; in quel momento era in discussione la
scelta dell’attrice protagonista. L’interprete maschile, il
professor Unrat, secondo il titolo originale dell’omonimo
romanzo, sarebbe stato Emil Jannings;
Sternberg e Carl Zuckmayer
avrebbero adattato il testo per la riduzione cinematografica.
“Non ho ancora trovato l’attrice adatta alla parte femminile,”
mi disse preoccupato. “Cercano di impormi delle dive che non mi
piacciono.” Fece una pausa, ordinò un bicchiere d’acqua, poi
continuò: “Ormai dispero di trovare la mia ‘Lola’. Mi hanno
mostrato le foto di una certa Marlene
Dietrich… Orribili.”
“Marlene Dietrich? L’ho vista
una volta e subito l’ho notata. Era seduta da Schwanecke, un
piccolo caffè frequentato da artisti nella Rankenstrasse,
insieme a un gruppetto di giovani attrici. Sono rimasta colpita
dalla sua voce profonda e roca, molto sensuale, anche se un po’
volgare. Forse era brilla. Diceva ad alta voce: ‘non capisco
perché occorra avere un bel seno, non è la fine del mondo se è
leggermente cascante.’ Poi ha sollevato il seno sinistro mentre
le ragazze intorno a lei strabuzzavano gli occhi divertite. Sono
convinta che Marlene Dietrich sia l’attrice che lei sta
cercando,” dissi a Sternberg.”
(L. Riefenstahl, Stretta
del tempo)