Tutto il gossip in una
paginetta
“Altro goloso materiale venne fornito dall’arrivo di Marlene
Dietrich. Notoriamente una festosa bisessuale, con un sano
appetito per l’amore, Marlene fece gracchiare le gazze per tutti
gli Anni Trenta. Il suo gruppetto di amiche era stato
soprannominato
‘Il Circolo del Cucito di
Marlene’. Non erano lesbiche come il clan della
Nazimova, ma allegre ragazzone che, come Marlene, prendevano quel che
passava il convento. Alla Dietrich venne attribuito un grande
amore con una stella-colega della Paramount,
Claudette Colbert e un altro con
Lili
Damita. La visione di Marlene in smoking si rivelò irresistibile per
alcune dame del set internazionale: la scrittrice
Mercedes d’Acosta e la milionaria
Jo Carstairs, entrambe a loro volta molto parziali per le tenute mascoline,
fecero pellegrinaggi a Hollywood per rendere onore all’Angelo
Azzurro. Nel
1932, mentre si stava formando il Circolo del Cucito, Marlene cominciò
a indossare abiti maschili anche nella vita privata: era nata una
nuova moda, la donna in pantaloni.
Il fascino ambiguo di Marlene vestita da uomo fu promosso e
potenziato dal suo Svengali,
Josef von Sternberg, che riuscì sempre a infilare una scena della diva in pantaloni in
tutti i film che girarono insieme. Non c’è dubbio che il loro fu
un amore cerebrale, fatto di arte e di artificio. Il
feticcio-Marlene di von Sternberg non incontrò l’approvazione di
tutti.
“Vanity Fair”
commentò dopo
The scarlet Empress
(L’imperatrice Caterina): “Sternberg ha abbandonato il suo stile lineare per un gioco
sofisticato che punta specialmente sulle gambe fasciate di seta e
il posteriore fasciato di pizzo della Dietrich, di cui ha fatto
una suprema sgualdrina. Personalmente Sternberg è un uomo di
pensiero, olte che di azione, ma anziché contemplare l’ombelico di
Buddha, la sua perseveranza onfalica si fissa sull’ombelico di
Venere”.
Anche la signora Von Sternberg
(Risa Royce)
non era entusiasta e chiese il divorzio, citando Marlene come
responsabile di averle “alienato l’affetto del marito”.
Marlene proseguì la sua carriera, con altri amanti maschi e
femmine, altri registi e altri operatori e diventò una leggenda.
Più avanti negli anni, quando uno di questi ultimi si dimostrò
incapace di illuminarla nel modo giusto, qualcuno udì la
quasi-eterna donna fatale mormorare: “Dove sei, Joe?”.
(K. ANGER, Hollywood Babilonia, Adelphi 1996)