Monroe/Lee Strasberg
Nuvola bionda e morbida,
sensualissima. Gli uomini n’eran beatamente risucchiati,
in estasi, come se la volta del cielo si fosse finalmente
schiusa e il corpo con lo spirito trovassero soffice approdo
nelle sinuose movenze di lei. Così era la manna Marilyn quando
decise di limare l’arte sua e volare a New York, approdando all’Actors
Studio, presa nel reticolo emotivo del visionario
talmudico, Dalai Lama della “Strada dei Sogni”:
Lee Strasberg.
Il 1955 per Marilyn fu un anno di crescita e
scoperta... (Truman Capote,
Musica per camaleonti)
In pellegrinaggio al tempio
senz’ ascensore del Guru teatrale, nel West Side, in cerca di
illuminazione si recarono: Paul Newman, James Dean, Patricia
Neal, Ben Gazzara, Dustin Hoffman, Al Pacino, Rod Steiger,
Geraldine Page...
Elia
Kazan osservò :
Gli attori s’inchinavano umilmente di fronte alla
sua retorica e alla sua emotiva.Quanto più ingenui e insicuri
erano, tanto maggiore era il potere che Lee esercitava su di
loro. Quanto più successo avevano e più erano famosi, tanto più
il suo potere su di loro lo inebriava. Trovò la sua perfetta
vittima-devota in Marilyn Monroe.
(C.Adams, Lee Strasberg : The
imperfect Genius of the Actors Studio; Kazan, A
Life)
Strasberg cercava spazio tra
lo stile di Stanislawskij
e le nuove potenzialità degli effetti espressivi di
Vakhatangov, complici il
subconscio e il transfert. Nell’insegnamento di Strasberg,
Marilyn liberava i vissuti sofferti e gli abbandoni. Nei
ricordi affettivi e momenti privati l’attrice coglieva la
lezione del discepolo di Stanislwskij scivolando sul versante
intimistico/soggettivo e credette distillare il nettare emotivo
e psicologico che le serviva per girare una scena come la
sentiva. Con fanciullesca fiducia, il martedì e il venerdì aveva
il suo momento privato con esercizi di memoria sensoria e
ricordo affettivo; le venne chiesto anche di cantare canzoni
senza gesticolare, in modo che lo stato d’animo e il contesto
trovassero espressione unicamente nella voce.
Attrice di cinema e dunque
stella di second’ordine secondo i discepoli di Strasberg,
Marilyn una volta cantò una canzone difficile
I’ll get by:
Se
ne stava sul palcoscenico fiaccamente, una bambola di pezza con
le braccia lungo i fianchi, il volto all’insù, come in segno di
resa alla musa.
(L. Strasberg, Marilyn and me)
Susan
Strasberg ricordò che alla fine non c’era un solo
occhio asciutto e tutti volevano correre sul palcoscenico e
abbracciarla. Marilyn, la prediletta, pareva nata per essere
abbracciata.
Strasberg suggerì a Marilyn
di esplorare il suo inconscio con l’aiuto della psicanalisi e
Marilyn, obbediente, cominciò a frequentare lo studio della
dottoressa Hohenberg e poi
Marianne Kris e poi sulla
costa occidentale, Ralph Greenson.
Non si
slacciò mai veramente dal cordone-Strasberg e quando lasciò New
York, la figlia di Lee, Paula,
l’accompagnò per alcuni anni.