"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 11, settembre 2005                                        


Ogni scrittore, come ogni persona, ha le sue stelle d’orientamento, e a sua volta è stella (danzante?) per altri. 

Proviamo a segnalarne qualcuna

 

Marlene Dietrich: i nomi per la Musa

 

 


 

 

19. Marylin Monroe 

 

 

 

 


 

                               Monroe/Lee Strasberg                                   

                                                                      

Nuvola bionda e morbida, sensualissima. Gli uomini n’eran beatamente risucchiati, in estasi, come se la volta del cielo si fosse finalmente schiusa e il corpo con lo spirito trovassero soffice approdo nelle sinuose movenze  di lei. Così era la manna Marilyn quando decise di limare l’arte sua e volare a New York, approdando all’Actors Studio, presa nel reticolo emotivo del visionario talmudico, Dalai Lama della “Strada dei Sogni”: Lee Strasberg.

 

Il 1955 per Marilyn fu un anno di crescita e scoperta... (Truman Capote, Musica per camaleonti)

 

In pellegrinaggio al tempio  senz’ ascensore del Guru teatrale, nel West Side,  in cerca di illuminazione si recarono: Paul Newman, James Dean, Patricia Neal, Ben Gazzara, Dustin Hoffman, Al Pacino, Rod Steiger, Geraldine Page...

Elia Kazan osservò :

 

Gli attori s’inchinavano umilmente di fronte alla sua retorica e alla sua emotiva.Quanto più ingenui e insicuri erano, tanto maggiore era il potere che Lee esercitava su di loro. Quanto più successo avevano e più erano famosi, tanto più il suo potere su di loro lo inebriava. Trovò la sua perfetta vittima-devota in Marilyn Monroe.  

(C.Adams, Lee Strasberg : The  imperfect Genius of the Actors Studio; Kazan, A Life)

 

Strasberg cercava spazio tra lo  stile  di Stanislawskij e le nuove potenzialità degli effetti espressivi di Vakhatangov, complici il subconscio e il transfert. Nell’insegnamento di Strasberg, Marilyn liberava i vissuti sofferti e gli abbandoni. Nei ricordi affettivi e momenti privati  l’attrice coglieva la lezione del discepolo di Stanislwskij scivolando sul versante intimistico/soggettivo e credette distillare il nettare emotivo e psicologico che le serviva per  girare una scena come la sentiva. Con fanciullesca fiducia, il martedì e il venerdì aveva il suo momento privato con esercizi di memoria sensoria e ricordo affettivo; le venne chiesto anche di cantare canzoni senza gesticolare, in modo che lo stato d’animo e il contesto trovassero espressione unicamente nella voce.

 

Attrice di cinema e dunque stella di second’ordine secondo i discepoli di Strasberg, Marilyn una volta cantò una canzone difficile I’ll get by:

 

 Se ne stava sul palcoscenico fiaccamente, una bambola di pezza con le braccia lungo i fianchi, il volto all’insù, come in segno di resa alla musa. (L. Strasberg, Marilyn and me)

 

Susan Strasberg ricordò che alla fine non c’era un solo occhio asciutto e tutti volevano correre sul palcoscenico e abbracciarla. Marilyn, la prediletta, pareva nata per essere abbracciata.

 Strasberg suggerì a Marilyn di esplorare il suo inconscio con l’aiuto della psicanalisi e Marilyn, obbediente, cominciò a frequentare lo studio della dottoressa Hohenberg e poi Marianne Kris e poi sulla costa occidentale, Ralph Greenson.

Non si slacciò mai veramente dal cordone-Strasberg e quando lasciò New York,  la figlia  di Lee, Paula, l’accompagnò per alcuni anni.  


 

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