"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 11, settembre 2005                                         


Ogni scrittore, come ogni persona, ha le sue stelle d’orientamento, e a sua volta è stella (danzante?) per altri. 

Proviamo a segnalarne qualcuna

 

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18. Beckett

 

 

 

 


 

BECKETT/SCENA

 

Beckett lo smilzo

Le scarnificate parole di Beckett di silenzi si nutrono e con silenzi pausano. Lo scrittore non commentava ed era incuriosito quando veniva a sapere che le sue opere, in scena, si cambiavano costume ed apparivano persino comiche perché non la felicità fa ridere, l’impacciata sfortuna, piuttosto. Studioso di lingue romanze,  Beckett scrisse En attendant Godot in francese per rispetto a un’etica linguistica: non voleva indulgere in sbavature e mollezze nelle quali avrebbe potuto incorrere se avesse scritto nella lingua madre.

 

Beckett e l’impegno

Questa sobrietà minimalista rappresentò il suo engagement . Una sera, a Berlino,  Brecht, finissimo conoscitore ed ammiratore dell’opera di Beckett, discorreva con Strehler, in un gioco fatto a mezzo sorriso, del disimpegno di Estragon e Vladimir e si chiese dove fossero stati quei due durante gli oscuri anni della Resistenza. L’essenzialità di Beckett lo protesse dalle vanità e dagli sguardi indiscreti e mai l’autore si gloriò del riconoscimento di De Gaulle per il suo impegno come corriere della Resistenza francese di cui scrisse John Calder nel suo Samuel Beckett.

Intanto, a Parigi, Beckett che viveva vicino alla prigione osservava i carcerati nell’ora d’aria. Credette che nessuno come loro avrebbe saputo incarnare i suoi personaggi e  recitare la noia lunga dell’attesa e del tempo. Realizzò una serie di laboratori teatrali in carcere dove tutti aspettavano Godot, God-ot, Go –dot.

 

Beckett Joyce

‘Joyce is bombastic, Beckett is austere, Joyce is universal, Beckett is minimalist’

Sobrietà, compostezza di una lingua non materna, linguaggio orfano quello di Beckett. Joyce, altro grande esule, percorre vergini sentieri cerebrali ed emotivi con moti epifanici ma architetta il suo progetto linguistico con architravi e colonne classiche. Beckett monta rade impalcature metalliche, ambigue. Joyce il flusso, Beckett la goccia, dubbiosa pure quella.

 

Beckett Strehler

Strehler e Brecht quella sera a Berlino parlarono qualche ora  di Beckett.  Strehler obbedì  alla lezione che Brecht gli trasmise. La resistenza di Beckett era soprattutto esistenziale e andava letta ‘nella grande ombra dell’eroico esistere dei grandi pessimismi che sono un solo grido d’amore alla vita’ (La Stampa, 27 dicembre 1989).  Nello stesso articolo Strehler scrisse che il grande autore irlandese era ‘il meno preda dei mass-media, il meno alla portata dei giornalisti. Noi abbiamo continuato a ricevere i suoi messaggi come lanciati da un luogo misterioso nella bottiglia...’.  Ecco un altro compagno segreto.

 


 

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