O Roma, o Cinema
“Per anni ho ignorato il
cinema: non era una scelta né estetica né morale; la lentezza dei
miei archivi aveva escluso l’esistenza
del cinema. Una volta andai al cinema a Campobasso: ne rammento
ancora l’emozione e le immagini esotiche e avventurose, a colori.
Campobasso è adatta per andare al cinema. Potrebbe costituire un
centro di rieducazione per adulti alla fruizione del cinema. Sono
stato al cinema anche all’Aquila, meno interessante; poi, una
volta, a Milano. Forse fu a Milano che il cinema entrò
definitivamente nella mia vita. Ero nonno, sono le follie della
Decadenza. Per duemila lire, donne meravigliose dal cognome
amerindio e la parlata poco poco sul romanesco; morbidi giochi di
gomiti ben oleati; gentiluomini con fiore all’occhiello; snelli,
seducenti gaglioffi pagati per uccidere: questa è vita, nonnetto.
(...)
Roma contiene innumerevoli sale
cinematografiche. (...) Fuori c’è
il barocco, la porchetta, il Colosseo, ci sono i bei negozi,
uomini e donne pieni come fischi di anima immortale; ci sono le
rovine dell’età repubblicana, le edicole con tutte le brutte
notizie del mondo - “sterminata in Alaska una famiglia con otto
bambini balbuzienti” , “nonno goloso divora il nipotino senza
togliergli le scarpe” , “ucciso da un rasoio elettrico, da un
frigorifero, da una lametta per le unghie, da un asciugacapelli,
da uno scaldabagno, da un apriscatole, da una forcina, da un
lampadario” eccetera. Non vuoi vedere San Marcello, i bei
Caravaggio di Santa Maria del Popolo? No, non vogliono, non
voglio. Mi serve quella tana buia, irresponsabile, che per qualche
soldo mi porta nel Kansas City, mi offre un omicidio non
pericoloso, un grande amore, un aereo che casca con sopra tanti
cattivi, di quelli che sono peggio di noi, perché perdono le
guerre. Il nonno è imparzialmente goloso di teneri sguardi e di
canaglie fulminate. Curiosamente, se gli capita di vedere Roma, si
sente all’estero, e gli viene una sordida nostalgia di Roma, che
ritroverà, rancoroso, appena uscito dalla sala.
Non so che siano per gli altri i cinema;
per me, sono i bordelli delle pupille. Le pupille vanno al casino:
ma non sono lascive, hanno gola di cose vili, stolte, brutali.
Hanno bisogno che siano false, eccitanti preseingiro. Droghe
leggere. Due ore di non Roma.”
(G.
Manganelli, Improvvisi per macchina da scrivere, Adelphi
2003)