Solo nell’Angelo
azzurro (Der
Blaue Engel,
1930)
Marlene è ferma e sono gli uomini,
coi loro destini straccioni, ad andare da lei.
In Marocco
(Morocco, 1930)
lei
arriva su una nave, in una Mogador
nebbiosa come sarà solo l’aeroporto di
Casablanca (M. Curtiz, 1942). - All’inizio,
non è che una silhouette
scura nella nebbia,
poi un viso affilato
(Marlene gira il film appena
arrivata dalla Germania, subito con dieci chili in meno di grasso e di
volgarità della Lola dell’Angelo azzurro),
stupendo, incorniciato e reso ancora un po’ più vago dalla veletta. –
Ironia: questa nave potrebbe essere già la sua fortuna, perché lì un
miliardario non noioso (sono rari!, racconterà proprio la
Dietrich da vecchia nella sua autobiografia) si innamora di lei.
Ma esiste un Fato che chiamiamo
amore.
In
Shangai express (1932) il treno – il più bello della
storia del cinema - dà il titolo al film: è un treno più
fantasmagorico dell’Oriente
express al massimo del suo fulgore: ha il ristorante e il bagno
turco, e attraversa una Cina ridotta al caos dal colonialismo e dalle
guerre civili. Il viaggio comincia col mastodonte nero – scena
stupenda – che passa perfino tra i budelli più stretti d’un mercato, a
un niente dalle bancarelle costipate di minutaglie d’ogni genere,
costretto al passo delle chiocce coi pulcini, fermato dalla pigrizia
d’una vacca che non teme il fischio assordante con cui si cerca di
cacciarla dai binari. Così lentamente inizia ad avanzare, sbuffando il
fumo fin dentro la cinepresa.
A questo treno, Marlene era arrivata
sola, da un chissà dove che potremo sempre chiamare Sventura:
un’altra
farfalla rotolata giù lungo il suo “fato scosceso”
(Sofocle, Edipo re).
Alla fine del viaggio, ritroverà
come Psiche l’amore
che ogni saggezza avrebbe dato per perduto (a
Hollywood, se il finale è vicino a un treno, non si sa fino all’ultimo
istante chi resti e chi parta. Chi guarda, del resto, è disposto a
credere a tutto: perché solo a cinema tanta saggezza?).
*°*
Tra due treni sta tutta la storia di
Conchita Perez in Capriccio spagnolo (The
devil is woman, 1935): all’inizio il ricco
capitano Castellar (Lionel
Atwill) se ne innamora in un istante vedendola provocare una rissa su un treno
di proletari, costipato di uomini, stracci e animali; dopo
un’ora e mezza in cui ogni scena contraddice e conferma la precedente
sul carattere di questa donna libera e leggera fino alla
vertigine, Conchita lascia andare su un treno per Parigi il giovane
bell’amante (C. Romero) per
tornare proprio dal capitano, quasi ucciso da cinque anni di tutto e
dal suo contrario.
Venere Bionda
(Blonde Venus, 1932)
nella seconda parte
diventa una lunga fuga in treno di una madre che vuole a ogni costo
restare col suo bambino.