L’ambigua cantante e il legionario
senza gradi hanno deciso di fuggire insieme. Ma dopo un solo attimo di
solitudine, lui le scrive sullo specchio
con un rossetto
che ha cambiato idea. Questo perché
ha visto il gioiello prezioso che le ha regalato il miliardario che la
corteggia da quando è arrivata in Marocco. Tutta la scena è muta, ma
noi leggiamo chiaramente il pensiero dell’innamorato povero: cosa
potrebbe offrirle che valga quel gioiello? In nome di cosa chiederle
di rinunciare a quella promessa di lusso eterno? – Così si contraddice
e scappa via.
Si costruiscono elaborati addii
proprio per negarli. Questo anche perché il colpo di fulmine dà troppo
troppo presto. Allora, negare quello che si prova proprio perché lo si
prova troppo, fa guadagnare uno strano tempo intermedio, un inverno
fittizio, una morte feconda: Marocco
(Morocco,
1930) è pieno di No che sono
Sì…
Vedi caso, la stessa battuta
(“I changed my mind”) chiude
Capriccio spagnolo (The
devil is woman, 1935): quando, all’improvviso non più
capricciosa, Marlene decide di lasciar andar via il suo giovane amante
per tornare da quello vecchio che, a forza di adorarne il turbine di
contraddizioni e di bugie, si è quasi suicidato in un duello.
Anche qui l’amore non si spiega.
Accade. Qullo che fa, lo si può solo contemplare: all’inizio del
duello, Marlene ama il giovane, alla fine ama il vecchio. Quindi: ha
creduto di amare chi non amava più, ha creduto di non amare chi amava
veramente. Così, il film è pieno di segni falsamente palesi che in
realtà non provano niente.
In un lampo di genio disperato, a un
certo punto il vecchio capitano le aveva detto:
Perché
non ti difendi? Inventa qualche bugia!
Ma lei non ha parole per se stessa.
- Per il tribunale della ragione, qui Marlene è solo disperante. Ma
l’amore, ragioni sottili e strade storte, almeno nel film è più saggio
della saggezza. - Forse è davvero così. Ricordarsi sempre che il
peccato di Giuda non fu il tradimento, ma la disperazione.