"Il Compagno segreto" - Lunario letterario.Numero 11, settembre2005 

 


 Marlene Dietrich: parole per la Musa

 

 

 

10.  Senza Dio

 

 

 


 

“Se è venuto qui per salvare la mia anima,

può risparmiarsi la fatica”

(Shangai Express, 1932)

 

Amare una donna più di Dio, non sarà che questo l’amore. Il nodo ineliminabile è al centro di tutto il rovello, dunque tragico, dell’amor cortese. Dante si persuaderà che amare una donna è peccato mortale solo di fronte all’evidenza del tormento di Paolo e Francesca, e infatti sviene.

La miglior luce sull’amore assoluto, che non è solo morte di Dio ma dell’Io, la trovi in Cavalcanti, che nello stesso Inferno di Paolo è Francesca è ancora più sotto: l’amore, se è amore, dunque, fa strage dei rarissimi gentili che lo possono provare. Non lascia spiragli o fughe o compromessi. In questo, è come il Dio che lo condanna: se se ne può discutere, non è amore.

In Disonorata (X-27, 1931), Marlene, condannata a morte, rifiuta di pregare con il frate della prigione. Preferisce stare sola e suonare - ultimo desiderio –, sul piano che si è fatta portare in cella, Beethoven.

In Shangai Express (1932), anche se il suo primo nemico è il prete (che però è più informato di una Novella 2000 delle gesta amatorie della micidiale signora), Marlene, quando tutto sembrerà perduto, pregherà per il suo amore tutta la notte: inquadratura stupenda fino al kitsch, in un film che è tutto un miracolo di luci e ombre, in cui von Sternberg fa appena emergere dal nero le mani congiunte della Dietrich…

 


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