"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 10, maggio 2005

 


  Degas Danza Disegno di Paul Valéry

 

 

 

2. Confidenze

 

 


“Nella foresta incantata del Linguaggio, 

i poeti vanno espressamente per perdervisi.” 

(P. VALÉRY, La caccia magica)

 

Si sa: capire troppo, vuol dire annoiarsi. - Contro questa noia, la poesia è un coadiuvante non male, soprattutto se non si seguono le istruzioni,

A proposito della refrattarietà delle ‘parole poeticamente trattate’ a ridursi a un limpido univoco significato (appena, in realtà, che “un sasso in bocca del significante”, Lacan), può esserci amico addirittura Heidegger, il quale ha scritto che tra gli oggetti del mondo, i più piattamente traducibili sono proprio gli strumenti che l’uomo stesso prepara da sé per i suoi fini. 

Al contrario, “l’opera d’arte, in virtù dell’autosufficienza del suo esser-presente, assomiglia piuttosto alla mera cosa, nel suo non essere costretta a nulla” (M. HEIDEGGER, Sentieri interrotti).

Non facciamoci ingannare dalla lampante differenza di linguaggio, tra un poeta che si tiene stretto a un parlar cartesiano e un filosofo più amico della mistica e della dialettica vertiginosa: Valéry e Heidegger dicono lo stesso sì alla limpida autosufficienza della bellezza: “chi si eleva puramente nel saluto poetico e si offre al nostro sguardo non ha bisogno per sé del nostro discorso”, perché “solo il poeta è veramente familiare e fidato alla poesia.” (M. HEIDEGGER, La poesia di Hölderlin).

E infatti: nulla di più deturpante per la femminea sfuggente poesia della “volontà di potenza del Filosofo” (La caccia magica)! La pretesa di comprensione di questo “cacciatore di verità” è – Nietzsche lo capì così bene! - una vendetta per essere sempre stato tenuto “in difficoltà” da quella “mescolanza… di voluttà, di fecondità e di un’energia paragonabile a quella che si sprigiona dall’amore” (Ib.)

La pretesa di comprensione catturerà, “alla fine, soltanto la propria ombra. Gigantesca talvolta, ma pur sempre ombra” (Ib.).

Confidenza e comprensione in realtà divergono: la confidenza è un modo di stare, non di possedere. - Varrà allora anche per la poesia quello che Stevenson scrisse per l’amore, essere lui “il grado eroico della conoscenza” (R. L. STEVENSON, Weir di Hermiston)?

 


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