All’inizio
c’è sempre il cattivo poeta. Per Leopardi come per l’ultimo dei
parolieri, saranno più o meno sempre le stesse quattro scarabattole
psico-sentimentali o ideologico-culturali le forze pulsionali che
pretenderanno di uscire dalla loro sarabanda idiota. - Questo centro
inquieto, questo sabba d’un cuore e del suo caos, sarà tanto sincero
quanto banale. Proprio perché innocente sarà falso. Proprio
perché spontaneo sarà già detto. - Orribile stupenda scoperta:
si scrive, se si scrive davvero, sempre solo contro se stessi.
Valéry
è implacabile: solo se non ha niente di meglio da dare
il poeta esibisce le pudenda (La
caccia magica; ma lo stesso leggi anche, oltre che nei Quaderni,
ne L'idea fissa e in Varietà).
- Quando lo fa, cade nella più facile - e suicida - delle tentazioni,
perché vale sempre il principio che più cresce l'immediatezza dell’espressione,
prima questa si farà lingua morta (La
caccia magica).
Se
sarà scandalo, durerà meno d’un mattino. Perché, come per il porno
di cui il sentimentale è una variante appena più psicologica, prima si
esagera prima ci si annoia.
Sarà
allora chiaro che per la poesia schivare la
verità (che infatti ama la prosa, la parafrasi, il
senso, il significato, la biografia, il real-razionale della Storia,
la pedagogia, ecc.) sarà il solo modo per schivare la morte?
Il
genio, ispirato dall’invenzione,
squarcia il velo che separa l’esistenza dalla possibilità;
scruta nell’oscurità, e coglie, nel raggio
riflesso, un’ombra, un tratto, o un colore.
(J.
H. Füssli, Aforismi sull'arte)