"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 10  maggio 2005

 

 

Degas Danza Disegno di Paul Valéry


 

 

15. La finta semplice 

 

 

 

 


 

Cos'è uno stile? Quanto da unimmensa fatica diventa unabitudine, scrive rapido Leopardi (Zibaldone, 30 maggio 1823). Da qui in poi, tutto potrà anche sembrare niente.

E cioè facile”, come sapeva anche l’omino della moka Bialetti. - Che sia l’inizio d’un disarmato sonetto petrarchesco o l’attacco di un adagio mozartiano, la linea superfluida d’un nudo osceno del vecchio e ìlare Picasso o la pagina bianca che separa un certo capitolo dell’Educazione Sentimentale o di Ritratto di Signora dall’altro, lo scandalo della facilità colpisce soprattutto il profano in caccia di cultura. – E forse perfino l’acutissimo Valéry, qua e là, proprio in Degas Danza Disegno, si perde nella confusione tra  semplicità e facilità.

Mentre qui è chiarissimo: “Ma la semplicità non è affatto un metodo, E’, al contrario, uno scopo, un limite ideale che suppone la complessità delle cose e la quantità delle osservazioni possibili e delle prove, ridotte, consumate, - sostituite infine da una forma o formula operativa che sia essenziale per qualcuno. Ciascuno ha un proprio punto di semplicità, collocato piuttosto in là nella sua carriera.

La volontà di semplicità nell’arte è mortale ogni volta che si crede sufficiente e che ci seduce a sottrarci a qualche fatica” (Scritti sull’arte).

Come un’eco perfetta aggiungiamo la voce di Federico Zeri, che mette in guardia l’attenzione a riconoscere “quella finta semplicità, tipica dei grandi capolavori”: “Quando un’opera d’arte esce dalla norma e si avvicina all’assoluto accade che possa fare l’effetto di qualcosa di semplificato, perfino di rozzo. E’ quella che molti incompetenti non riescono a capire, per esempio, nei disegni di Raffaello che, a prima vista, possono sembrare semplicemente degli schizzi gettati sulla carta senza un’adeguata preparazione. In realtà si tratta della finta semplicità, della finta povertà di ciò che è estremamente elaborato” (F. ZERI, Dietro l’immagine).

 


 

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