“Ieri ho trascorso la giornata nello studio di un
pittore bizzarro, certo Degas.
Dopo molti tentativi, prove, ricerche spinte in tutti i campi, si
è innamorato del moderno; e, nel moderno, ha messo gli occhi
sulle stiratrici e sulle ballerine. In fondo la scelta non è
tanto poi malvagia, c’è del bianco e del rosa, della carne di
donna in un accappatoio e nel tulle, il più affascinante pretesto
per colori biondi e teneri. Ci mette sotto gli occhi, nelle loro
pose e nelle loro espressioni di grazia, stiratrici e poi
stiratrici… parlando il loro linguaggio e spiegandoci
tecnicamente il colpo di ferro “appoggiato”, il colpo di ferro
“circolare”, ecc.
Sfilano in seguito le ballerine… E’ il ridotto della
danza e, contro la luce di una finestra, le forme fantastiche di
gambe di ballerine che scendono una piccola scala, con la violenta
macchia di rosso d’uno scialle in mezzo a tutte quelle bianche
nuvole che si gonfiano, con il contrasto volgare di un ridicolo
maestro di ballo. E si ha davanti a sé, colto nella realtà, il
grazioso attorcigliarsi dei movimenti e dei gesti di queste
piccole fanciulle-scimmie.
Il pittore mostra i suoi quadri di tanto in tanto,
accompagnando la spiegazione con la mimica di uno sviluppo
coreografico, con l’imitazione, secondo il gergo delle
ballerine, d’una delle loro arabesque.
Ed è davvero divertente vederlo, sulle punte, con le braccia in
alto, unire all’estetica del maestro di ballo l’estetica del
pittore, mentre parla di “toni tenero-fangosi” di Velasquez
e dei “profili” del Mantegna.
Un
tipo originale, questo Degas,
un malato, un nevrotico, un oftalmico sino al punto d’aver paura
di perdere la vista; ma, con ciò, un essere eminentemente
sensibile e ricettivo al contraccolpo della natura delle cose.
Sinora è la persona che ho visto cogliere meglio, nella
traduzione della vita moderna, l’anima di questa vita.
Però
arriverà mai a qualcosa di completo? Ne dubito. E’ uno spirito
troppo inquieto. E poi, è concepibile che, volendo rendere con
sensi così delicati creature e creato, invece di ambientarli
nello scenario rigoroso del ridotto di danza all’Opéra, si
faccia disegnare da uno specialista architetture alla Panini?”
(E.
de Goncourt, Journal, 13
febbraio 1874)