"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 10, maggio 2005                                      


Ogni scrittore, come ogni persona, ha le sue stelle d’orientamento, e a sua volta è stella (danzante?) per altri. 

Proviamo a segnalarne qualcuna

 

Degas Danza Disegno di Paul Valéry

 


 

11. Cocteau su De Chirico

 

 

 

 

 

Ecco uno dei tocchi smaltati di Cocteau, uno dei suoi sguardi inquieti posarsi su un artista solitario, piuttosto scontroso e asserragliato nelle  torri e sotto ai colonnati.

Le parole scoppiettanti di Cocteau, quale omaggio amoroso, rimbalzano contro la statua solenne di De Chirico e ricadono, fortunatamente, su mortal lettrici come me, che s’accendono sia Cocteau scriva lettere a Maritain e Mauriac, sia esalti l’opera di Diaghilew e i suoi Ballets Russes diriga parades, impacchetti drappeggiando (pre-Christo?) una statua d’Antigone o versi sangue di poeta.


Il libretto del 1928 su De Chirico ha la genialità dell’ossimoro nel titolo (Mistero laico) e l’interpretazione da sogno: brevi frammenti da touche à tout che si calano in precipizi d’aforismi, in episodi spaesanti e calembours.

I miracoli producono alterazioni dei rapporti tra le cose, così Cocteau  toglie il velo d’abitudine con cui guardiamo il mondo e  lo restituisce nelle nuove visioni di De Chirico, ch’egli definisce “uno spaesaggista”:

De Chirico é un pittore di misteri.

De Chirico sostituisce alla rappresentazione dei miracoli con cui i primitivi riescono a stupirci, i miracoli che vengono da lui solo. 

De Chirico é in definitiva un pittore religioso, un pittore religioso privo di fede : il pittore del mistero laico...

De Chirico dona all’oggetto il valore di una divinità.

Questo essai’ di una sessantina di pagine nasce appunto dalla prova di Cocteau dell’opera d’arte. Cocteau ha indossato Picasso, Stravinskij,  Satie e ora pone la sua vita a disposizione di De Chirico, i cui busti di severa euritmia,  o manichini d’avanguardia tecnica troneggiano al centro dell’arena e lanciano ombre lunghe. 

Cocteau n’esalta “la calma solenne” e il suo argento vivo non ce la fa a frenare di fronte alla seriosa immobilità dei quadri di De Chirico. N’esce una parola lanciata ad alta velocità, sorpresa dall’immobilità, come se Cocteau non avesse fatto in tempo a mettersi in posa.  

 

Quest’imprudenza, punita poi da De Chirico, nasce  da chi brucia nell’ambiente parigino di quegli anni, tra grandi personalità quali Picasso, Matisse, Derain, Man Ray, Auric, Poulenc, Jacob, Proust, Anna de Noailles,  Modigliani... pur avendo dismesso il frac da dandy.   In questo saggio, infatti,  il cui titolo completo é Essai de critique indirecte, Cocteau affonda le mani nel cuore meraviglioso dell’estetica per trovare l’ascondita, meno eclatante etica. Arte laica, estranea ai dogmi della chiesa ma d’essenza spirituale ch’acceda al sacro essendo finiti i tempi del solo divertissement visuel nel senso pascaliano dei termini. 

La seconda parte di questo saggio s’intitola Des beaux Arts considérés comme un assassinat.

Les statues dorment sous la terre

L’étrange sommeil animal

L’homme haïssant le mystère

Ne sachant faire che le mal

Dérange cette économie 

Et sous le prétexte du Beau

Il arrache de leur tombeau

Les divinités enemies.

°*°°*°

Ritornando alla prima parte, Mistero Laico, De Chirico non é avvezzo a tale confidenza che forse scambiò per una sorte d’impudenza e nelle memorie della sua vita rifiuta lo scritto di Cocteau affermando che l’artista francese non ha saputo, come tutti, leggere la sua pittura.

Pare che questa volta la mano pura non venga stretta dall’amico d’affinità. Come però Cocteau scrive, “...un uomo puro non deve commettere nella  vita alcuna azione che possa essere giustificata con facilità davanti ai tribunali e i tribunali non meritano mai lo sforzo di un uomo puro. Nell’opera di De Chirico non scorgo un solo dettaglio che possa apparire innocente agli occhi dei giudici, perorare la causa e salvarsi così la testa” (Mistero laico).  


 

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