Tre
caratteri distinguono in modo netto la lingua francese dalle altre
lingue occidentali: il francese, parlato bene, quasi non canta. E’ un
discorso dal registro poco esteso, una parola più piana delle altre.
Inoltre: le consonanti in francese sono notevolmente addolcite; niente
note dure o gutturali. Per un Europeo nessuna consonante francese è
impossibile da pronunciare. Infine, le vocali francesi sono numerose e
molto sfumate, formano una rara e preziosa collezione di timbri delicati
che offrono ai poeti degni di questo nome dei valori che, giocati
sapientemente, possono compensare il registro temperato e la generale
moderazione di accenti della loro lingua. La varietà delle é
e delle è - i ricchi
dittonghi come questi: feuille,
paille, pleure,
toise, tien,
ecc. -, l’e muta che a
volte c’è e a volte quasi non si fa sentire, per non dire che
scompare del tutto, e che produce tanti sofisticati effetti di silenzi
elementari, oppure termina o prolunga tante parole con una sorta di
ombra che una sillaba accentata sembra gettare dietro di lei - ecco dei
mezzi la cui efficacia si potrebbe dimostrare attraverso un’infinità
di esempi.
Se
ne ho parlato, tuttavia, è solo per confermare
ciò che sostenevo poc’anzi:
che la lingua francese deve essere classificata a parte: alla stessa
distanza, dal punto di vista fonetico, dalle lingue cosiddette latine o
romanze e dalle lingue germaniche.
In
particolare, è significativo che la lingua parlata su un terreno
intermedio fra l’Italia
e la Spagna si contenga in un registro molto meno esteso di quello in cui
si muovono le voci italiane e spagnole. Le sue vocali sono
più numerose e più sfumate; le sue consonanti non hanno la forza né
richiedono lo sforzo ad esse connesso nelle altre lingue latine.
La
storia del francese ci fa conoscere a questo proposito cose curiose, che
ritengo significative. Ci insegna per esempio che la lettera r,
sebbene assai poco aspra i francese, dove non è mai né rotonda né
aspirata, ha rischiato più volte di scomparire dalla lingua, e di essere
sostituita, in virtù di un addolcimento progressivo, da un’emissione
più agevole (la parola chaire
è diventata chaise, ecc.).
(P.
Valéry, Sguardi
sul
mondo
attuale).