Dunque,
        niente solidità dell’Io:
        né karma, né indole, né predestinazione...  piuttosto la tabula
        rasa dove tutto potrà essere scritto! - Il poeta, uomo supposto
        più vicino di altri alla psiche, avrà per questo problemi suoi
        propri? Forse solo una foresta di equivoci in più da chiarire,
        “poiché non c’è nessun uomo nell’uomo, nessun io nell’io. Ma ci sarà un atto
        senza essere, un effetto senza causa, un accidente che è la mia
        sostanza”
        (P.
        Valéry, Mattini).
        E
        in versi bellissimi:
         
        O
        pour moi seul, à moi seul, en moi-même,
        Auprès d'un coeur, aux sources du poème,
        Entre le vide et l'événement pur,
        J'attends l'écho de ma grandeur interne,
        Amère, sombre, et sonore citerne,
        Sonnant dans l'âme un creux toujours futur!
        (Le
        cimitière marine)
         
        All’origine della poesia è così
        proprio il  “creux
        néant musicien” di Mallarmé!
        - Il poeta si scopre agire nella leggera autosufficienza di “una
        miseriosa Aracne” (Varietà)
        che, sospensa nel suo stesso vuoto  costruisce il
        suo covo a forma di cosmo.
         
        Si
        poteva già leggere in Keats: “ora
        a me pare che chiunque potrebbe come il Ragno filare dal suo interno la
        propria Cittadella fatta d’aria
        - i punti delle foglie e dei rami su cui il Ragno si appoggia all'inizio
        sono pochi, eppure egli riempie l’aria delle proprie circolari volute di squisita bellezza. L’uomo
        dovrebbe accontentarsi di appigli altrettanto scarsi sui quali appuntare
        la fine tela della sua Anima”
        (J.
        KEATS, Lettere sulla poesia).