La leggenda di Robin Hood (Michael Curtiz, 1938) salvò la vita all’ebreo Erich Wolfgang Korngold (Brno 1897 - Los Angeles 1957). Il compositore era stato chiamato a Hollywood dalla Warner Bros poco prima dell’Anschluss e per questo, a differenza di molti suoi amici e parenti, non morì in un lager. Suo padre, il critico musicale Julius Korngold, si accorse presto del talento precocissimo di Erich, straordinario wunderkind che incantò Gustav Mahler quando a Vienna, nel giugno del 1906, ascoltò Nixe, Gold, una cantata per voci soliste, coro e pianoforte. Grazie a Mahler, Korngold, invece di una preparazione accademica, poté avere come maestro Alexander Zemlinsky, il primo direttore della Volksoper di Vienna. Zemlinsky gli fu maestro fino al 1911, quando divenne direttore del Deutsches Landestheatre di Praga. Tra i primi sostenitori della sua musica vi fu il grande direttore Bruno Walter (che pochi anni dopo dirigerà a Monaco due sue opere brevi: Der Ring des Polykrates e Violanta, e che a sua volta abbandonerà Vienna alla vigilia dell’Anschluss, dopo un’ultima esecuzione della Nona sinfonia di Mahler). Arthur Schnabel, uno dei grandi pianisti del secolo, volle suonare la sua Sonata per pianoforte n. 2, Op. 2 . Per inciso: anche Schnabel era ebreo: nato in Slesia nel 1882, con l’avvento del nazismo si rifugiò prima in Inghilterra, e dal 1939 in America.
Torniamo a Korngold: sempre nel 1913, la Filarmonica di Vienna eseguì la sua Sinfonietta in Si maggiore, op. 5. Die tode Stadt, opera in tre atti che era stata messa in scena ad Amburgo, Colonia e Vienna. Questa fu la prima opera tedesca ad essere rappresentata al Metropolitan di New York dopo la fine della prima guerra mondiale. Korngold fu anche tra i compositori che risposero alla richiesta del pianista Paul Wittgenstein (il fratello del filosofo Ludwig) che, avendo perso il braccio destro in guerra, chiese a diversi compositori un concerto per orchestra e pianoforte che impegnasse solo la mano sinistra (come è noto, l’unico che sia rimasto in repertorio è quello che scrisse Maurice Ravel). Con grande disappunto del padre, Erich dedicava in quegli anni molto tempo alla trascrizione e all’adattamento dell’operette, in particolare di Johann Strauss junior. Nel 1929, iniziò la sua collaborazione con Max Reinhardt, che lo chiamò a Berlino per una nuova produzione del Die Fledermaus, la più celebre delle operette di Strauss. Reinhardt e Korngold collaborarono ancora, nel 1931, per la messa in scena di una versione tedesca de La Belle Hèlene di Offenbach.
Con il trionfo dei nazisti, Reinhardt si rifugiò in America. Chiamò Korngold - che era tornato in Austria - per l’adattamento delle musiche di Felix Mendelssohn (che negli anni nazisti in Germania non si poté eseguire essendo ebreo) per il film da Shakespeare A Midsummer Night’s Dream. Korngold ebbe così il primo contratto con la Warner e fino al 1938 visse e lavorò tra Hollywood e Vienna.
Nel gennaio del 1938, quando non era ancora certo di voler comporre le musiche per il Robin Hood di Curtiz, arrivò la notizia che il cancelliere austriaco Schuschnigg aveva incontrato Hitler, e che l’Anschluss, che si compì il 13 marzo, era ormai inevitabile: «I tedeschi erano fuori di sé dalla gioia. E gli austriaci aggredivano gli ebrei, tanto che le truppe tedesche erano costrette a intervenire per proteggerli». Tutta la famiglia di Korngold, compreso suo padre, riuscì a lasciare Vienna con l’ultimo treno per il quale non erano richiesti permessi speciali. Due settimane dopo l’unificazione, i nazisti avevano già sequestrato tutti i suoi beni. Nella casa sigillata rimanevano però quasi tutti i suoi manoscritti musicali. Solo grazie all’intrusione di due impiegati della casa editrice di Josef Weinberger furono recuperati e spediti in America.
Korngold decise che, fin quando fosse durata la dittatura di Hitler, non avrebbe scritto più musica classica ma solo colonne sonore per i film. Col denaro guadagnato avrebbe sostenuto tutti i famigliari che l’avevano raggiunto e finanziato associazioni come l’European Film Fund impegnate ad aiutare gli esuli.
(da: Francesco Carbone, Da Hitler a Casablanca (via Hollywood). Cineasti ebrei in fuga dal nazismo, Edizioni EUT, Trieste 2011)