Michael Curtiz, il regista di Casablanca, era un ebreo ungherese. Nato a Budapest forse nel 1888, il suo vero nome era Mihály Kertész. Abbandonò il suo paese nel 1919, quando prese il potere Miklós Horthy (1868-1957) dopo il fallimento della rivoluzione comunista comandata da Béla Kun. Il governo di Horthy identificò negli ebrei ungheresi il capro espiatorio di una situazione disastrosa, attribuendo loro tutto e il contrario di tutto: erano i plutocrati che vampirizzavano la ricchezza e i comunisti che quella stessa ricchezza avrebbe polverizzato nella collettivizzazione che stava sperimentando la nuova Russia bolscevica. Horthy stesso si dichiarava senza difficoltà antisemita: «Per nascita ed educazione (…). E non potrei essere diverso, visto come si parlava degli ebrei in casa mia».
James Crighton Robertson, biografo di Curtiz, ha scritto che, data la propensione del regista a diffondere miti su se stesso, pochissimi sono i dati certi della sua giovinezza ungherese, «se non che il suo nome di battesimo era Mihaly Kertesz ed era nato alla fine del 19mo secolo».
Nel 1919, Curtiz emigrò a Berlino, dove diresse molti film, tra i quali il grandioso Sodom und Gomorrah (1922), prodotto dall’austriaca Sascha-Film, il film più costoso mai realizzato in Austria. Al kolossal lavorarono migliaia di persone. Fu realizzato per esempio un fondale di scena talmente grande che non poteva essere contenuto in nessuno studio. Per la costruzione dell’abnorme Tempio di Sodoma lavorarono centinaia di uomini. Alla fine delle riprese, dovette essere demolito con cariche di esplosivo. Vi furono morti e feriti: seguì un processo, nel quale il responsabile delle esplosioni fu condannato. Il regista assolto.
(da: Francesco Carbone, Da Hitler a Casablanca (via Hollywood). Cineasti ebrei in fuga dal nazismo, Edizioni EUT, Trieste 2011)