Marcel Dalio in Casablanca è il croupier che sa quando truccare la roulette. Il suo vero nome era Israel Moshe Blauschild. Era nato a Parigi il 17 luglio del 1900. Quando i nazisti occuparono il suo paese, scelsero il suo volto per i manifesti che dovevano mostrare ai francesi l’archetipo dell’ebreo. Ebbe così lo stesso “privilegio” che in Germania era toccato a Peter Lorre e Carl Bois.
Nel 1939, assieme alla moglie, Madeleine LeBeau, Marcel Dalio fuggì in Portogallo. Proprio come racconta Casablanca, Lisbona era il porto da cui si poteva partire per l’America: nel loro caso però non direttamente verso gli Stati Uniti ma passando per il Cile. Proprio come nel film si compravano visti dal prefetto Renault, Marcel e Madeleine acquistarono due permessi da un funzionario corrotto. Ma, arrivati in Messico, la nave, con duecento passeggeri, venne bloccata. Lì scoprirono che i visti erano falsi. Per evitare la deportazione, Marcel e Madeleine si appellarono al diritto d’asilo per i rifugiati politici. Ottennero due permessi di soggiorno temporaneo in Canada. Intanto la Francia veniva invasa dai tedeschi e nel film Entrées des artistes (Ragazze folli, Marc Allégret, 1938), in cui Dalio recitava la parte di un giudice, tutte le sue scene vennero tagliate, rigirate e quindi sostituite con le corrispondenti interpretate da un attore non ebreo, Fred Pasquali.
Grazie all’aiuto di amici, i coniugi Dalio riuscirono a entrare negli Stati Uniti, arrivare a Hollywood e avere le prime piccole parti in produzioni minori. Intanto, l’intera famiglia di Dalio fu deportata e uccisa nei campi di concentramento.
(da: Francesco Carbone, Da Hitler a Casablanca (via Hollywood). Cineasti ebrei in fuga dal nazismo, Edizioni EUT, Trieste 2011)