"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 15  giugno 20117

 


 

n. 15 °*° Da Hitler a Casablanca via Hollywood  °*° n. 15

cineasti ebrei in fuga dal nazismo

 

 3. Risate regali incomprensibili

 

 

 

 


 

 

 

Ancora un giro di vite dentro al nero. Lo stesso «tono di voce» lo si sente nei diari e nelle lettere radiose di Etty Hillesum: «umorismo scintillante anche se un pochino malinconico» perfino mentre sta per essere deportata in un lager, dove verrà uccisa quasi subito (JAN G. GAARLANDT, Introduzione alle Lettere. 1942-1943). Questo non negarsi mai, per chi ne aveva il dono, il regale privilegio di ridere non può non imbarazzare: ci mette di fronte allo scandalo di una vittima che è rimasta libera e non chiede pietà: restando così incomparabilmente più libera, dunque, dei suoi stessi carnefici: «per umiliare qualcuno si deve essere in due: colui che umilia, e colui che è umiliato e soprattutto: che si lascia umiliare» (ETTY HILLESUM, Diario. 1941-1943). È la frase di una regina: se è un’eccezione, è di quelle che dovrebbero imporre nuove regole. Il riso nella sventura come prova di una libertà che non si fa umiliare: «Che ci trova di ridicolo?... Lei ride tutto il tempo», le urlava l’uomo della Gestapo (Ibid., p. 101). Lei lo chiama «un infelice ragazzo della Gestapo»: quel tipo di uomini deboli sui quali non c’è da farsi illusioni, deboli «pericolosissimi» (Ibid., p. 102)…

 

(da: Francesco Carbone, I vecchi maestri, introduzione a Da Hitler a Casablanca (via Hollywood). Cineasti ebrei in fuga dal nazismo, Edizioni EUT, Trieste 2011)

 


 

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