In Cacciatore bianco cuore nero (White Hunter Black Heart, Clint Eastwood, 1990) si racconta la preparazione de La Regina d’Africa (The African Queen, 1951): discutendo della sceneggiatura, il rodomontesco John Huston dice a un certo punto al produttore: «Sei un caso scandaloso. Hai assistito alla disintegrazione culturale dell’Europa centrale e nonostante questo ti ostini a seguire lo stesso disastroso indirizzo che portò Hitler a soggiogare l’Europa, che causò la seconda guerra mondiale e la bomba atomica…». Il produttore de La regina d’Africa era l’ebreo galiziano Sam Spiegel (1901- 1985), emigrato poco prima dell’Anschluss in Messico e da lì, l’anno seguente, negli Stati Uniti. L’ebreo Spiegel è accusato da Huston di essere troppo remissivo nei confronti delle attese del pubblico innamorato dei finali felici. Poco prima la stessa accusa l’aveva fatta allo sceneggiatore Peter Viertel, ebreo a sua volta. Nel loro amore per l’happy end i due ebrei appaiono dunque più americani dell’americano (di origini irlandesi) Huston. Cacciatore bianco cuore nero è la riduzione del racconto autobiografico di Peter Viertel, figlio di Salka e Berthold Viertel, il cui salotto a Santa Monica fu il centro più vitale e prestigioso dell’emigrazione, non solo ebraica, che aveva trovato rifugio in California.
(da: Francesco Carbone, I vecchi maestri, introduzione a Da Hitler a Casablanca (via Hollywood). Cineasti ebrei in fuga dal nazismo, Edizioni EUT, Trieste 2011)
|