Anche riuscendo a vivere al riparo dalla minaccia perenne dell’antisemitismo, non fu il migliore dei mondi possibili quello che i cineasti ebrei trovarono in America. Felice o tragico che ne fosse stato l’esito, il “futuro”era comunque oltre la morte del proprio mondo, a cominciare dalla morte della propria lingua. Il loro passato in Europa, per quanto fosse magari prestigioso, non aveva in America il minimo peso; il più grande dei primi attori veniva considerato come l’ultimo dei generici: : zero in ogni caso.
(da: Francesco Carbone, I vecchi maestri, introduzione a Da Hitler a Casablanca (via Hollywood). Cineasti ebrei in fuga dal nazismo, Edizioni EUT, Trieste 2011)