"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 15 giugno 2011
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n. 15 °*° Da Hitler a Casablanca via Hollywood °*° n. 15 cineasti ebrei in fuga dal nazismo
11. Ebrei in affari con Hitler
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Irving Thalberg, il giovane e geniale produttore della Metro-Goldwin-Mayer che sarà il modello dell’ultimo romanzo di Francis Scott Fitzgerald Gli ultimi fuochi (The last Tycoon, 1941), era figlio di ebrei tedeschi immigrati a New York alla fine dell’Ottocento. Quando visitò gli studi dell’MGM in Germania nel 1934, nel suo resoconto si ritrova il fallace realismo che purtroppo condivisero in molti: «Moltissimi ebrei perderanno la vita; Hitler e il Nazismo finiranno, ma gli ebrei saranno ancora lì» (MICHAEL E. BIRDWELL, Celluloid Soldiers: The Warner Bros. Campaign Against Nazism). La citiamo dunque non come eccezione ma come un caso dell’atteggiamento più consueto: « Il giudizio di Thalberg sul Nazismo, per quanto irritante e incredibile, non era altro che la manifestazione lampante di un atteggiamento comune a molti grandi nomi di Hollywood: Hitler rappresentava sì un problema, ma ciò non impediva agli ebrei di Hollywood continuare a fare affari con lui» (Ibid.). Questo in una situazione anche interna in cui gli ebrei erano presi di mira da organizzazioni esplicitamente antisemite come il Ku Klux Klan, la Black Legion, i giornali di Henry Ford, le iniziative investigative della commissione voluta dal senatore Gerald P. Nye sulle attività “antiamericane” e gli interventi del predicatore più popolare d’America, il cattolico Charles Coughlin: diffusi da una fitta rete di stazioni radio, i suoi discorsi arrivavano ogni settimana nelle case di un terzo degli americani, e questi, nel 1938, gli sentirono difendere la Notte dei cristalli. (da: Francesco Carbone, I vecchi maestri, introduzione a Da Hitler a Casablanca (via Hollywood). Cineasti ebrei in fuga dal nazismo, Edizioni EUT, Trieste 2011) |
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