"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 13 settembre 2007

 


 

n. 13 °*° W. Shakespeare : Fantasmi di Amleto  °*° n. 13

 

 

 

58. Amleto

 

 

 

 


 

DUCA (su Jaques) -  Se egli, che è un impasto di dissonanze, diventa musicale, presto avremo delle dissonanze nell’armonia delle sfere.

(A piacer vostro, Atto II, sc. 7)

 


«Amleto s’inganna, Amleto non capisce se stesso, e neanche Shakespeare lo capisce, è un genio troppo grande per cadere nella presunzione e illusione di poter capire un essere umano. Egli lo sente così e lo mostra. In realtà Amleto vive con dolore l’oscura esperienza metafisica (v. II, ii, 363-4) della mutabilità, e la assolutizza. Dal mondo sono sparite le virtù aristocratiche, lealtà, devozione, fedeltà, costanza. Nel vuoto che lo circonda Amleto si aggrappa al pundonor, al culto del ghenos, al disprezzo nobiliare per la natura letamaio, di sostanze chimiche, per il comune homo faber, per il destino dell’uomo nello stato del Grande Lupo amico dei borghesi e nemico dei nobili. Amleto rifiuta il mondo «freddo» di Machiavelli, di Bacone, di Hobbes, ma le sue virtù «calde» sono ormai inattive.»

(N. D’Agostino, Nota a W. Shakespeare, Amleto, Milano 2004).

 

«Anche il soliloquio più segreto è una doxa, l’opinione di chi parla su se stesso. Ancora di più, l’autore mostra con distacco, come fenomeni, tutti i fatti e gli eventi e gli oggetti della scena.»

(N. D’Agostino, Shakespeare e i greci, Roma 1994)

 

«Il nome Amleth, Amlóði, Amlaghe in medio inglese, Amlaidhe in irlandese, equivale sempre a «sempliciotto», «stupido», «senza intelletto, come una bestia» e rimane in uso come aggettivo.»

(G. de Santillana – H. von Dechend, Il mulino di Amleto, Milano 2003)

 

Come Falstaff Amleto avrebbe potuto essere «un grande vitalista (…) se non fosse stato per l’intervento dello spettro.» (H. Bloom, Shakespeare, Milano 2003)

 

«L’Amleto shakespeariano è, comunque, un testo campione di scrittura “scombinata”. Lo confermano tutte le interpretazioni cartacee e le insignificanti rappresentazioni teatrali e cinematografiche (l’ignoranza pensierosa dissimulata nella pazzia – tutt’altro che “finzione” – dell’attorume sempre nerovestito, un libro – forse un’esegesi dei luoghi comuni – tra i piedi, e quella mano costante al mal di vuoto in zucca, a significare intellettualoide labirintite: megalomania contagiosa del “quest’anno faccio Amleto dunque penso”).»

(C. Bene, Opere, Milano 2002)

 

«Hamlet is, through the whole play, rather an instrument than an agent.»

(S. Johnson, The Plays of William Shakespeare, 1765)

 

«Pochi critici hanno mai ammesso che Hamlet, dramma, sia il problema primario e Amleto, personaggio, soltanto quello secondario.»

 (T. S. Eliot, Amleto e i suoi problemi, in Il bosco sacro)

 

«E’ evidente che Shakespeare aveva un rapporto personale con Amleto…»

(H. Bloom, Shakespeare, Milano 2003)

 

 

AMLETO - Ma io ho dentro qualcosa che non si può mostrare.

(Atto I, sc. 2)

 


  torna a 

 

        torna su