ATTORE REGINA:
Che non mi dia
più cibo la terra, il cielo luce,
neghi il giorno
la gioia e la notte la pace,
la fede e la
speranza siano disperazione,
la mia vita sia
quella d'un romìto in prigione,
e ogni contrasto
che la gioia sbianca
urti e distrugga
ciò che più mi manca,
e qui e dopo
eterna discordia mi sia data
se, una volta
vedova, sarò mai maritata.
(Atto III; sc.
2)
«Ci sono due eccezioni
significative alla riluttanza, o all’incapacità, di Shakespeare di
immaginare una coppia sposata in una relazione confortante, intimo
sodalizio, ma sono entrambe strane in modo inquietante: Gertrude e
Claudio in Amleto e i due Macbeth. Entrambi i matrimoni
sono forti, ciascuno a modo proprio, ma sono anche profondamente
disturbati, addirittura spaventosi negli scorci che aprono
sull’intimità sincera delle due coppie. L’infame Claudio, fraudolento
in quasi tutto ciò che dice, parla con tenerezza insolitamente
convincente dei sentimenti che prova per la moglie: «Lei congiunge a
tal punto la mia anima e la mia vita, / che come la stella si muove
solo nella propria orbita, / io posso muovermi solo nella sua»
(Atto IV, sc. 7, vv. 14-16). E Gertrude, da parte sua, sembra
altrettanto devota. Non solo ratifica il tentativo di Claudio di
adottare Amleto come proprio figlio - «Amleto, hai molto offeso tuo
padre», lo sgrida lei dopo che Amleto ha messo in scena il teatro nel
teatro per colpire la coscienza dello zio (Atto III, sc. 4, v. 9).
– ma, soprattutto, la espone l’eroismo con cui difende il marito
rischiando la propria vita quando Laerte fa irruzione a palazzo.
Deciso a vendicare l’assassinato Polonio, Laerte è assetato di sangue,
e Shakespeare fornisce, come faceva spesso nei momenti cruciali,
un’indicazione testuale di come avrebbe voluto la messa in scena.
Gertrude sembra gettarsi tra il marito e il vendicatore; in realtà
deve bloccare fisicamente Laerte che in quel momento è fuori di sé,
perché Claudio ripete due volte: «Lascialo andare, Gertrude», Alla
richiesta di Laerte, «Dov’è mio padre?» Claudio risponde schietto:
«morto»; al che Gertrude aggiunge immediatamente: «Ma non è stato lui»
(Atto IV, sc. 5, vv. 119, 123-125).»
(S. Greenblatt, Vita, arte e
passioni di William Shakespeare, capocomico, Torino 2005)
«Ad Anne, che gli era stata moglie
per trentaquattro anni, non lasciò nulla. Assolutamente nulla.»
(Ibid.)