«ATTO TERZO.
Scena prima: Entrano il Re, la Regina, Polonio, Ofelia, Rosencrantz
e Guildenstern.»
«E’ il tramonto.
Per la reggia
Paperin ancor
passeggia,
tra gli stucchi
e tra gli stemmi,
travagliato da
dilemmi…»
(Paperino,
Principe di Danimarca, 1960,
sceneggiatura di
Gian Giacomo Dalmasso)
Nel terzo atto, «il serrato
seguirsi delle scene trova l’elemento unificatore non solo nella
continuità temporale [dalla sera alla mattina], ma in quello spaziale.
Tutto ha luogo all’interno del palazzo reale, anche se, soprattutto
nella seconda metà della sequenza, il palazzo diventa labirinto in cui
i personaggi si inseguono, spesso sfiorandosi senza vedersi: il luogo
di preghiera del re, la stanza della regina, la loggia dove Amleto
porta il cadavere di Polonio, le sale e gli anditi attraverso cui
Rosencrantz e Guildenstern inseguono Amleto – tutti luoghi
sapientemente evocati nell’ambito di uno spazio scenico che, proprio
perché immutabile, il discorso drammatico rende estremamente vario,
tale che lo spettatore vi si perde, come vi si perde la coscienza dei
personaggi in presenza di una corruzione manifesta.»
(G. Melchiori,
Shakespeare, Roma-Bari, 2005)