"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 13 settembre 2007

 


 

n. 13 °*° W. Shakespeare : Fantasmi di Amleto  °*° n. 13

 

 

 

43. Erasmo il lentoverboso

 

 

 


POLONIO - Che cosa state leggendo, monsignore?

AMLETO - Parole, parole, parole.

(Amleto, Atto II, sc. 2)

 

 Le cose che Amleto legge nel suo libro melanconico, e su cui lo interroga Polonio per scandagliarne la follia, riguardano un tema classico della trattatistica di sempre: un De senectute senza infingimenti e sublimazioni. Ed è interessante che in un dramma in cui i vecchi fanno fuori i giovani questo legga Amleto. Visto che la battuta più celebre («parole, parole, parole») l’aveva già scritta Erasmo da Rotterdam a proposito della Cabala, vien voglia di confrontare un branetto dell’Elogio della follia con il celebre scambio tra Amleto e Polonio, e subito risalta quanto fosse composto e canonico l’umanista ed estroso antifrastico e paradossale il Bardo:

 

«Del resto, il color alticcio dei capelli, la bocca sdentata, le dimensioni ridotte del corpo, l’appetito del latte, la balbuzie, la garrulità, l’incongruenza, la smemoratezza, la spensieratezza (…); e più gli uomini s’inoltrano nella vecchiaia, più si riavvicinano alle caratteristiche dell’in-fanzia, finché se ne vanno dalla vita, come veri e proprî bambini, senza il tedio della vita e senza la coscienza della morte.»

(Erasmo da Rotterdam, Elogio della follia, cap. XIII)

 

 

POLONIO: Voglio dire, che cosa dicono le parole che leggete, monsignore.

AMLETO: Calunnie, signore. Questa birba satirica sostiene che i vecchi hanno barbe grigie, facce grinzose, occhi che spurgano ambra densa e gomma di susino, e gran deficienza di senno assieme a natiche debolissime - tutte cose, signore, che anch'io credo fortissima-mente e in profondo, ma non mi pare decente metterle giù in questo modo. Anche voi signor mio difatti invecchierete come me - se poteste rinculare come i granchi.

(Amleto, Atto II, sc. 2)

 


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