"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 13 settembre 2007

 


 

n. 13 °*° W. Shakespeare : Fantasmi di Amleto  °*° n. 13

 

 

 

40. Angeli

 

 

 


ORAZIO : Si spezza un nobile cuore. Buona notte, dolce principe, e canti e voli d'angeli ti accompagnino al tuo riposo.

(Atto V, sc. 2)

 

 

Cos’è questa fola degli angeli che verrebbero a prendere lo spirito di Amleto appena esalato dalla giovine stremata carcassa? Importuno ottativo. Il povero principe è un pluriomicida non pentito, ha ucciso quattro persone, lasciando stare la pletora di gozzoviglie studentesche tutt’altro che ripudiate. Ruini gli concederebbe i funerali in Chiesa (vedi il sacerdotaccio che dice cattiverie su Ofelia suicida e riscattata al rito solo per l’esser pur sempre figlia d’un potente)?… A differenza dello Spettro, che ci sarà chi vede e chi no, gli Angeli non li vede nessuno: li farnetica il mite Orazio, uomo indefettibilmente “buono”, quindi definibile, come la rosa della Stein o la Luna della Salomè di Wilde,  solo per tautologie.

 

Più onesto pensare che il babbo stranamente salvo (in Purgatorio?! La cosa non finirà di stupire), spedisce dritto sotto la coda di Minosse l’unico figlio solo per amor di faida. Tanto valeva fare il figlio di Claudio.

 

Gli Angeli appaiono nel testo tre volte:  la prima quando Amleto li chiama contro lo Spettro (Atto I sc. 4); la seconda quando Claudio li invoca nella sua paradossale richiesta di un perdono senza pentimento; la terza li evoca appunto Orazio perché accompagnino Amleto morto, benché pluriomicida, in cielo.

 


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