"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 13 settembre 2007

 


 

n. 13 °*° W. Shakespeare : Fantasmi di Amleto  °*° n. 13

 

 

 

34. Personaggi e interpreti

 

 

 


 

«Shakespeare impiegò molto tempo a scrivere questa tragedia. Considerata l’abituale sicurezza di Shakespeare nella stesura dei suoi copioni, una simile anomalia è indice di una qualche insoddisfazione. Il risultato non è quello che si proponeva. T. S. Eliot ha parlato di un «insuccesso artistico». Amleto, l’unico personaggio inattivo [n.d.r. !?], non è perfettamente integrato nell’intreccio e non risulta adeguatamente motivato [n.d.r. qui Auden condivide alla lettera Eliot], anche se i personaggi attivi sono eccellenti. Polonio è un dispensatore di consigli pseudo-pragmatico, una sorta di voyeur per quanto riguarda la vita sessuale dei suoi figli. A Laerte piace apparire come un dinamico uomo di mondo che fa visita a tutti – ma guai a chi tocca mia sorella! Ed è geloso dell’intelligenza di Amleto. Rosencrantz e Guildenstern sono yes-men. Gertrude è ritratta come una donna a cui piace essere amata, avere un po’ di romance nella sua vita. E Orazio non brilla per sagacia, anche se ha letto molto e quel molto sa ripeterlo.»

(W. H. Auden, Lezioni su Shakespeare)

 

«I caratteri di Shakespeare sono in se stessi conseguenti, rimangono fedeli a se stessi e alle loro passioni, e in tutto quel che sono e capita loro, si battono solo secondo la propria ferma determinazione.»

(G. W. F. Hegel, Estetica)

 

 

«Preso come copione, l’Amleto è la storia di tre giovani e di una ragazza. I giovani sono coetanei, si chiamano Amleto, Laerte e Fortebraccio. La ragazza è più giovane di loro, si chiama Ofelia. Tutti e quattro vengono coinvolti in un cruento dramma politico e familiare. Tre di loro vi periranno, il quarto, piuttosto per caso, diventerà re di Danimarca.»

(J. Kott, Shakespeare nostro contemporaneo, Milano 2006)

 

«Noi non sapremmo dire, e neppure Shakespeare ce lo dice, perché Jago è cattivo, perché Regan e Goneril hanno il cuore duro o perché sir Andrew Aguecheek è uno sciocco. Ci basta che siano quello che sono, e che la natura ammetta la loro esistenza. Se il personaggio di un dramma è vitale, se lo riconosciamo come plausibile in natura, non abbiamo il diritto di chiedere che l’autore ce ne spieghi la genesi. Dobbiamo accettarlo così com’è: e nelle mani di un buon drammaturgo, la semplice presentazione di un personaggio può sostituire l’analisi, e in verità è spesso un metodo molto più teatrale, perché più diretto.»

(O. Wilde, Ben Jonson, in Autobiografia di un dandy, Milano 1996)

 

«…egli s’incarna nella persona che al momento parla e si pone nella sua ottica, anche contro se stesso.»

(A. Strindberg, Amleto e Faust, Milano 1988)

 

 


  torna a 

 

        torna su