«…quell’eccellente Laerte (il quale ben avrebbe meritato – troppo
tardi ci penso! – di esser lui l’eroe di questa storia), che il suo
cuore trabocca, trabocca per l’inesplicabile anonimato del suo
trentenne destino! E’ troppo!... Afferra con una mano Amleto alla
gola, e con l’altra gli pianta un vero pugnale nel cuore.»
(J. Laforgue,
Amleto, ovvero Le conseguenze della pietà filiale)
Una delle battute più scardinanti
d’una quieta ricezione del testo la dice Laerte appena morta sua
sorella Ofelia: «Quando queste cose saranno passate, in me / La donna
finirà» («When these are
gone, / The woman will be out»,
Atto IV, sc. 7).
Cos vuol dire? Quasi niente da leggere in tutte le edizioni
consultate. – Cosa intende con «quando queste cose saranno passate»?
E’ davvero una promessa di ambivalente castità (finirà «la donna»)? -
Ma allora perché non subito? Perché solo dal momento in cui queste
cose – queste morti - saranno passate? E se non è di castità che
si parla allora di cosa? – Shakespeare, quasi fosse più forte di lui,
non lascia nessun personaggio al grado zero della banalità, regala
battute che squarciano tutti i veli delle nostre pigre preletture
sempre pronte. Il piatto Laerte, «idiota per umanità» (J. Laforgue,
Amleto, ovvero Le conseguenze della pietà filiale) non poteva
farsi un bel pianto su quel fiore reciso di sorella come tutti? No:
alla fine del massacro e del lutto (?) la donna finirà.